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Ormai si tratta di una legge non scritta ma dal riscontro definito: essere profeti in patria è cosa difficile.

E una considerazione del genere si veste bene su Mino Forgione, fresco di vittoria del campionato di Seconda categoria alla guida del Molinara. Una corazzata, a scanso di equivoci, messa in un torneo comunque complicato.

Un risultato importante per il tecnico pietrelcinese che ha avuto il giusto premio per la lunga attesa prima di sedersi nuovamente su una panchina e fare ciò che gli viene meglio: vincere.

Perchè nel calcio, specie quello dilettantistico, non serve inventarsi grandi cose, basta essere normalizzatori e mettere le persone nelle condizioni di rendere meglio e in questo caso Forgione ha pochi eguali.

Una lunga attesa, qualche boccone amaro da mandare giù per situazioni poco limpide, qualche realtà che gli ha proposto la classica ‘luna nel pozzo’ e altre che invece non hanno voluto dargli fiducia e probabilmente, adesso si stanno mangiando i gomiti perchè convinti da voci di incompatibilità con gli spogliatoi che, alla fine, potevano essere messe tranquillamente da parte per il bene comune.

E allora l’attesa ha portato Forgione a Molinara, nuovamente e ancora da subentrato, ma stavolta con un finale diverso. Una vittoria importante soprattutto per il tecnico nell’anno in cui sparisce una delle sue creature più care, quello Sporting Pietrelcina che ha fatto la storia del calcio dilettantistico insieme a Mario Maioli, altro grande appassionato del calcio a Pietrelcina che ha deciso di alzare bandiera bianca dopo tantissimi anni e siamo certi di quanta sofferenza gli abbia procurato questa cosa.

Un sodalizio che si è sciolto troppo presto e per motivi che solo i protagonisti possono raccontare, ma questa è un’altra storia. Chissà cosa sarebbe lo Sporting oggi se ci fossero ancora Forgione e Maioli. 

Intanto, il tecnico pietrelcinese mette in bacheca un’altra vittoria, vede crescere l’altra sua creatura, il Gs Pietrelcina (non tanto la prima squadra che fatica, quanto il settore giovanile) e prosegue nel suo percorso da allenatore con quella capacità che gli va riconosciuta: non accettare panchine per il solo gusto di poter dire ‘faccio l’allenatore’. Il segreto, forse, sta tutto lì.

In un mondo di chiacchiere pallonare, di contrasti, di diatribe e ‘guerre tra poveri’, alla fine la coerenza di Forgione è ciò che conferma una nota massima: l’attesa del piacere è stata tanta, il piacere della vittoria e del mettere a tacere i detrattori lo è ancora di più.