Sul tavolo c’è la medaglia di bronzo conquistata ai Giochi Europei di Cracovia. Maria Varricchio ogni tanto le dà uno sguardo, la accarezza, la cede a papà Mauro solo a fine giornata. Quel metallo ha assorbito una cascata di emozioni il cui riverbero non accenna ad arrestarsi. Il terzo posto nella gara a squadre di pistola 10 metri è solo l’ultimo dei successi della tiratrice sannita, la cui stella brilla sempre di più nel firmamento dello sport italiano. Del prossimo passo ha parlato all’Educamp, evento riservato ai bambini dai 5 ai 14 anni che ha appena visto chiudersi la terza settimana di attività presso l’Istituto Agrario di Benevento.
Quando Gianni Varricchio, coordinatore tecnico dell’evento, l’ha telefonata per un confronto con i piccoli iscritti, Maria ha accettato senza battere ciglio. Si è trovata pienamente a suo agio nel rispondere alle loro domande, nel tirare fuori le sensazioni vissute in gara o nei momenti che precedono un colpo importante. Alla fine li ha anche ringraziati: “Oggi mi avete dato una gioia profonda, sono certa che qualche riflessione la porterò con me sul poligono di tiro”, ha detto. Ventiquattro anni, campionessa italiana di pistola a 10 metri e pistola sportiva, l’atleta delle Fiamme Oro viaggia col vento in poppa verso i Mondiali di Baku, dove in palio ci sarà anche l’ambita carta olimpica. Non sarà l’ultima occasione prima di Parigi 2024, ma il focus è chiaro. E per raggiungere i Giochi lo sguardo sarà rivolto anche al ranking che la vede in netta ascesa. “Ho un grande sogno e spero di realizzarlo presto”, dice ancora rispondendo alle domande dei piccoli che si alternano al microfono.
Di Maria colpisce l’enorme sensibilità, cifra che frantuma lo stereotipo del tiratore come atleta dalla personalità di ghiaccio: “Un millimetro può fare la differenza, allontanare i pensieri e le emozioni al momento del tiro è la cosa più complessa. Non sempre ci si riesce, il cuore in quei momenti va all’impazzata. I battiti possono superare quota 140”, dice. Oltre 100 successi complessivi dal 2017, anno in cui ha iniziato, una camera piena di trofei e riconoscimenti, l’orgoglio di papà Mauro, che spesso non ha il coraggio di guardare le gare. “Ho seguito dal vivo il bronzo alle Universiadi a Napoli, temevo di svenire“, dice. “Quando c’è una gara importante accedo anche al link per vederla, ma mi capita spesso di uscire dalla stanza e tornare a giochi conclusi. La tensione è troppo alta”.
E’ stato lui a inculcare a Maria la passione per il tiro a segno, avendo partecipato in giovane età anche a due raduni con la Nazionale: “Non l’ho mai costretta, si è avvicinata al poligono da piccola, mi chiedeva sempre di portarla a Santa Clementina. Quando la vedevo sparare non potevo non rendermi conto di quanto fosse brava. Ho smesso più o meno quando ha iniziato lei, a quel punto non riuscivo più a concentrarmi perché il mio unico obiettivo era darle forza”. Ora Maria vive a Como, ma la famiglia è sempre pronta a sostenerla da San Giorgio del Sannio, paese d’origine: “Ha superato tanti momenti difficili con estrema tenacia – prosegue il papà -. Qualche anno fa ha pensato anche di smettere, ma ora è lì a vincere medaglie internazionali e a lottare per qualcosa di estremamente importante”.
I bambini, mentre Maria parla accanto al Delegato del Coni Mario Collarile, a Gianni Varricchio e al presidente dell’ASMS Antonio Ricciardi, sono calamitati dal suo racconto. “Insistete, non mollate e se avete un obiettivo fate di tutto per raggiungerlo”. Li esorta, chiede a ciascuno di loro lo sport preferito, gli consegna i diplomi di frequenza in qualità di ospite d’onore, si sofferma per selfie e abbracci a fine evento. Lunedì partirà per il raduno di Lucca con la Nazionale, non ci sono poi così tanti attimi di tregua. E la parola ‘Parigi’ non esce quasi mai dalla sua bocca. Forse per scaramanzia, o magari per l’indole umile che è ormai un segno distintivo, insieme a una fortissima determinazione. Il momento di pronunciarla arriverà.