Una promozione con vista sul Ciro Vigorito. Francesco Maio, attaccante classe ’93 del Pineto, potrebbe presto trovarsi di fronte all’emozione più forte della sua carriera. Cresciuto con la passione per il Benevento, di cui è tifoso fin da bambino, ha dato un contributo imponente al ‘double’ centrato dalla squadra abruzzese, che si è aggiudicata sia il campionato che la coppa Italia di serie D. “E’ stata una stagione grandiosa, peccato soltanto per la Poule Scudetto, la sconfitta in semifinale con il Sestri Levante ci ha tolto la possibilità di aggiungere la classica ciliegina sulla torta”, dice ad Anteprima24. Il futuro in realtà è ancora un nodo da sciogliere, ma la riconferma in serie C sarebbe più che meritata per un ragazzo che alla soglia dei trent’anni può dire di averne viste tante, se non tutte.
Maio ha girato l’Italia da Nord a Sud – da Varese a Sorrento – rischiando di dire basta sul più bello, quando l’esperienza al Rimini in serie C – tra il 2012 e il 2014 – gli riservò numerose delusioni inaspettate. “Capii che il calcio non c’entrava, fui messo fuori rosa per ragioni che non dipendevano da me né da questioni tecniche. Sono ripartito a fatica dai Dilettanti, scendendo addirittura in Eccellenza. Avevo deciso di smettere, accettando di lavorare come magazziniere a Vasto. Un periodo molto duro, la mia famiglia e mia moglie Alessandra sono stati fondamentali affinché rialzassi la testa”.
Attaccante di grande prestanza fisica, Maio ama svariare sul fronte offensivo e giocare per la squadra. Sette gol e nove assist in campionato, a cui vanno aggiunte le tre reti nel cammino vincente in Coppa Italia. “Sul piano realizzativo avrei potuto fare di più, ma amo mettermi a disposizione dei compagni. Ho giocato più da seconda punta, mi ritengo un attaccante atipico. Sono cresciuto con il mito di Ibra e l’ispirazione di Berbatov, mi piaceva studiarli, anche se chiaramente parliamo di un livello lontanissimo”.
Varese, Mantova, Rimini, Sorrento, Asti, Cupello, Martinsicuro, Torrese, Porto Sant’Elpidio (dove è rinato, da capocannoniere della D), Piacenza, Notaresco (con Alessandro Bruno) e infine Pineto. L’elenco delle maglie indossate in dodici anni di carriera è lunghissimo: “Sono stato sempre con la valigia in mano, fin dai 13 anni, quando dalla Cesare Ventura partii per Torino, destinazione Juventus. Poi scoppiò Calciopoli e la società, riorganizzandosi, decise di mandarmi al Mantova, che all’epoca era una società che ambiva alla serie A. L’esperienza successiva fu al Varese, dove sfiorai lo Scudetto Primavera. Perdemmo in finale contro la Roma di Ciciretti e Montini, che segnò una tripletta decisiva spezzando il nostro sogno. Poi si trasferì in prestito proprio al Benevento”.
Altre sliding doors a Piacenza, due anni fa, in serie C: “Dopo il titolo di capocannoniere in D, a Porto Sant’Elpidio, firmai un biennale con la squadra emiliana. Iniziai anche bene, poi il covid mi tenne fermo per 35 giorni. Una volta rientrato, segnai due gol in tre gare ma mi lesionai il legamento deltoideo”. Da lì nuove valutazioni: “La società mi disse che sarei rientrato nei piani anche per il secondo anno ma che avrei dovuto sgomitare, essendo in ritardo con la preparazione. Decisi di ripartire dalla D, dal Notaresco, parentesi decisamente prolifica anche per i gol (15). In Abruzzo un altro incontro speciale: “Ho giocato con Alessandro Bruno, che era il capitano. Un grande uomo. Sono davvero felice per l’impresa che ha compiuto quest’anno alla sua prima esperienza da allenatore. Ma non avevo dubbi, è un professionista esemplare e merita tutti i successi che ha ottenuto”.
Ma se i pianeti si allineassero (‘rinnovo’ con il Pineto e club inserito effettivamente nel girone meridionale) per Francesco Maio cosa vorrebbe dire giocare al Ciro Vigorito? “Anche se vivo ad Alba Adriatica sono un beneventano fiero, del Rione Libertà. Non ho squadre del cuore se non quella giallorossa. Ho sperato fino all’ultimo nella salvezza in B, ma dico sempre che nel calcio l’importante è che ci sia programmazione. E il presidente è una persona tenace, sempre pronta a risollevarsi e a guardare avanti. Giocare al ‘Vigorito’ sarebbe un sogno e un incubo allo stesso tempo, da avversario proverei certamente delle sensazioni particolari, anche un po’ di dolore. Vediamo come va il mercato, attendo le decisioni del club che sta giustamente pianificando la nuova annata. Io in ogni caso sarei pronto”.