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Benevento – ‘Noi di Centro’ sceglie l’abbraccio di Piazza Roma per la chiusura della campagna elettorale. Sul palco, in una manifestazione aperta dal segretario cittadino Gianfranco Ucci e chiusa dal sindaco di Benevento Clemente Mastella, sfilano uno alla volta tutti i candidati sanniti e il presidente della Provincia Nino Lombardi. Dietro di loro un grande schermo rivendica i risultati ottenuti dall’amministrazione di Palazzo Mosti. Il filo unico che lega tutti gli interventi riprende il refrain che ha caratterizzato la campagna elettorale di Ndc: la difesa del territorio. L’attesa, evidentemente, è tutta per Sandra Lonardo, senatrice uscente e candidata alla Camera. È su di lei, come noto, che si concentrano le aspirazioni a portare a Roma il suono del Campanile mastelliano.

“Questa piazza piena è il nostro primo miracolo” – esordisce la Lonardo. “E il merito è di casa Mastella, aperta sempre e per tutti. Cosa che non accade per nessun altro leader nazionale”. “Noi soli? – aggiunge – Sì ma con la nostra storia e con voi che siete la nostra forza. Il 26 festeggeremo non il mio successo ma la vittoria della gente”. Quindi l’affondo contro quei partiti “che dovrebbero vergognarsi per aver determinato la caduta di Draghi” e contro la Meloni:Ha votato sempre contro tutto ma oggi le va bene qualsiasi cosa”. Lungo l’elenco dei ringraziamenti, inizia con le donne che l’hanno accompagnata nel viaggio elettorale e include pure chi della sua immagine ne ha fatto un meme che ha spopolato sui social: “Bellissimo quello sul dado Star, mi è piaciuto tantissimo. E poi quel dado è garanzia di qualità, come me”. L’ultima parola, però, è per Clemente Mastella: “Potrei anche rinunciare visto il valore dell’interventi di Sandra”. Propositi subito abortiti. Vince la tentazione del comizio è troppo forte: “Siamo partiti senza sapere dove andare. Un po’ come Cristoforo Colombo. L’America l’abbiamo trovata in questa piazza”. Ritornano, nelle parole di Mastella, le passate esperienze giudiziarie e “l‘ossessione verso di me dei miei avversari”. “Dispiace per chi ha cominciato a fare la politica trent’anni fa da consigliere comunale e oggi è ancora consigliere comunale. Dispiace per chi voleva fare il ministro e non ci è riuscito e magari oggi oscilla tra destra e sinistra”. Anche per i leader romani non arrivano certo parole al miele. Duro, in particolare, il passaggio su Giorgia Meloni: “Ragazzotta un po’ burina, resterà fascista fino in fondo”. Quindi il finale: “Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo. Non si tratta di destra o sinistra ma di territorio”.