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Nella Sala Garibaldi del Castello Medioevale di Limatola è stato presentato il Quaderno 3 dell’Associazione «Giuseppe Aragosa Ars Historiae» dal titolo: Limatola, dalla rivolta di Masaniello alla vendita del castello. Quaderno ad opera di Lidia Di Lorenzo, edito dall’Associazione. 

Il libro si avvale di una dotta Introduzione dello studioso caiatino Nicola Santacroce, esperto di  storia dell’Età Moderna e contemporanea, presente alla manifestazione, e interlocutore dell’autrice, insieme ad Antonio Gisondi, già docente dell’Università di Salerno e a Marcello Natale già vice preside del Liceo Classico Giannone di Caserta, che ha presentato e moderato la serata. La Presidente dell’Associazione storica Angela Ottavia Aragosa ha ringraziato il folto e qualificato pubblico, e annunciato il contenuto del lavoro.

Gli eventi descritti nel testo, alcuni già trattati in parte da altri autori e altri inediti, vanno dalla vicenda legata all’impiccagione del capopopolo di Limatola, avvenuta per opera di Francesco Gambacorta, feudatario di Limatola al tempo di Masaniello, fino alla vendita del castello a Don Francesco Canelli, della ricca borghesia del paese, e passa attraverso la successione feudale, che annovera, dopo i Gambacorta, che ebbero il Ducato di Limatola per circa duecento anni, i Mastelloni, i Lottiero e i Carafa, quando ormai la legge del 1806 di Giuseppe Bonaparte aveva abolito la feudalità.

Il focus della narrazione, ampiamente documentata, si incentra sulla figura di Maddalena Mastelloni, Principessa della Pietra, che si trovò ad essere Duchessa di Limatola, titolare del feudo, per averlo ereditato dal padre Giovanni, mentre il Vanvitelli costruiva l’Acquedotto Carolino che portava l’acqua alle Reali Delizie. L’acqua prelevata dalle sorgenti di Airola venne pertanto a mancare al torrente Biferchia, che alimentava i mulini, ragion per cui i limatolesi, per due anni, non potettero più macinare le granaglie. La Duchessa, al fine di ottenere il ripristino dell’erogazione dell’acqua ingaggiò due avvocati napoletani, che con ampia documentazione e forbita dialettica, confutarono punto per punto le ragioni avverse della regia Corte. I mulini continuarono a funzionare, e confermarono Limatola come la Terra dei mulini.

La Principessa ha lasciato un delicato suo ricordo: “Nella Chiesa dell’Annunziata del Casale di Limatola, nella parete di sinistra della cappella del Cuore di Gesù c’è una lapide, che ricorda il figlioletto morto ed ivi sepolto, Giuseppe Lottiero d’Aquino, la cui identità sembrava essere stata dimenticata”.

Il libro contiene tanto altro, come una nuova interpretazione dello stemma di Limatola, che, come l’araldica insegna, è uno stemma parlante, e il processo istruito dalla Curia Vescovile di Caserta, per l’attribuzione del cappellano alla Cappella di S. Niccolò entro le mura del castello.