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Andata e ritorno. Il viaggio di Gianluca Lapadula sulla rotta della sua ex squadra si completato senza sconti. Aveva già segnato al Vigorito, nella sfida che contribuì a decretare l’esonero di Fabio Caserta (ufficializzato nel post-Brescia), si è ripetuto oggi alla Unipol Domus con un’incornata che ha beffato il povero Jureskin e ha dato il ‘benvenuto’ a Roberto Stellone, terzo allenatore a sedersi sulla panchina del Benevento nel giro di 24 giornate.

Una partita arcigna, quella di Lapadula, che ha fatto reparto da solo trovando in poche circostanze la complicità del giovane partner Prelec facendo a sportellate con i tre componenti del pacchetto arretrato della Strega. Al 77′, quattro minuti dopo l’espulsione di Altare, è arrivato il gol decisivo che ha tolto le castagne dal fuoco alla squadra di Claudio Ranieri

In quel momento l’attaccante peruviano ha liberato un’esultanza sfrenata, diametralmente opposta alla reazione di un girone fa, quando alzò le mani in segno di rispetto nei confronti del pubblico sannita dopo aver gonfiato la rete sotto la Curva Sud. Dito alzato, abbraccio ai compagni, sguardo da battaglia. Poi si è esibito in una sorta di ‘corrida’, tirando fuori un carattere ‘sudamericano’ nel lottare su ogni pallone, nell’accentuare cadute e stuzzicare gli ex compagni. Un urlo in più del necessario, qualche secondo di troppo speso a terra nel massaggiarsi la caviglia, una carezza irrisoria a Improta e una serie di occhiatacce.

Chissà se nel giocare la sua personale partita non abbia pensato ai momenti difficili passati nel Sannio proprio un anno fa, quando fu messo fuori rosa per poi essere reintegrato nel finale di stagione, poco prima dei play off. Sta di fatto che il cartellino è stato timbrato ancora e sui sei punti sottratti al Benevento dal Cagliari nei due confronti diretti c’è ben impressa la sua firma. 

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