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Deve rimanere ancora in carcere Ludovico Lepore, 53 anni, arrestato lo scorso marzo con l’accusa di tortura, sequestro di persona e rapina ai danni di tre giovani, tra cui un minore, nonostante il Gip Vincenzo Landolfi del tribunale di Benevento abbia disposto per lui gli arresti domiciliari.

La decisione del Gip è giunta dopo che l’avvocato di Lepore, Fabio Ficedolo, ha avanzato un’istanza di sostituzione della misura cautelare. L’ordinanza prevede che Lepore sia posto agli arresti domiciliari con l’ausilio di un braccialetto elettronico per monitorarne i movimenti. Tuttavia, a causa della mancanza di dispositivi elettronici disponibili, Lepore dovrà rimanere in cella fino a quando non sarà possibile applicare questa misura.

Lepore è accusato di gravi reati commessi a San Leucio del Sannio, dove avrebbe, insieme ad altre quattro persone, sequestrato e torturato tre giovani, sottraendo loro anche denaro e oggetti di valore. La vicenda ha suscitato notevole attenzione mediatica e indignazione nella comunità locale. La sua difesa, tuttavia, sostiene che Lepore dovrebbe avere la possibilità di scontare la detenzione in un ambiente meno oppressivo, in attesa del processo.

L’episodio mette in luce un problema logistico e di risorse all’interno del sistema giudiziario italiano, ovvero la carenza di braccialetti elettronici, strumenti fondamentali per garantire il rispetto delle misure alternative al carcere. La mancanza di questi dispositivi può causare ritardi nel trasferimento dei detenuti ai domiciliari, prolungando ingiustamente la loro permanenza in prigione. Nel caso di Lepore, la questione è particolarmente delicata, considerata la gravità delle accuse e l’alto rischio che il suo rilascio possa rappresentare. La decisione del Gip, infatti, è stata presa tenendo conto delle esigenze di sicurezza, con l’intento di garantire un controllo costante su Lepore.

Questa situazione solleva interrogativi sul funzionamento del sistema giudiziario e penitenziario italiano, mettendo in evidenza la necessità di investimenti per migliorare le risorse a disposizione e garantire che le decisioni giudiziarie possano essere applicate tempestivamente.

Ludovico Lepore resta quindi nel carcere di Benevento, in attesa che un braccialetto elettronico diventi disponibile. Intanto, l’avvocato Ficedolo continua a monitorare la situazione, pronto a fare ulteriori passi legali se necessario per assicurare che i diritti del suo assistito siano rispettati.