Il Comitato Acqua Pubblica ha inviato una nota a firma della professoressa Marilina Mucci con cui ha lanciato nuove accuse alla governance dell’Ato sannita
“Il Distretto Sannita dell’Ente Idrico Campano ha scelto la forma di gestione del servizio idrico per tutti i comuni della provincia di Benevento. Come era stato da tempo preannunciato, la forma prescelta è stata la società mista partecipata al 49% dai privati, nonostante le richieste del Comitato ABC, Unione Popolare, Movimento 5 stelle, sindacati (GGIL e USB), associazioni e 8 sindaci di scegliere la società pubblica per difendere i diritti dei cittadini e tenere l’acqua fuori dal mercato. Questo nel totale disprezzo della volontà referendaria espressa da 26 milioni di italiani e della battaglia continua dei movimenti per l’acqua contro leggi e decreti che puntano a privatizzare tutti i servizi sociali a danno dei cittadini.
Quello su cui vorrei si concentrasse l’attenzione è il ruolo degli amministratori e l’abisso che si è creato con i loro amministrati. Una seduta pubblica di sindaci si è svolta a porte chiuse, quasi fosse un affare segreto di poche persone: ai cittadini ed alla stampa non è stato permesso assistere, in violazione del principio della libertà di stampa sancito dalla Costituzione. Gli amministratori locali dovrebbero rappresentare i propri cittadini, ascoltare le loro richieste e confrontarsi sui problemi per trovare soluzioni condivise. Solo i sindaci di piccoli comuni (Fragneto M., Fragneto L., Circello, Baselice, Sassinoro, San Lupo, San Nazzaro, S.Arcangelo Trimonte) hanno difeso la gestione pubblica dell’acqua e il ruolo dei comuni nella gestione dei servizi a beneficio delle loro comunità, a dimostrazione che si può fare politica per il bene comune e non essere semplici esecutori di direttive imposte dall’alto. Direttive accettate contro il volere dei cittadini, giustificate con argomentazioni false e imposte con metodi antidemocratici. Affermare che una società con partecipazione al 51% dei comuni è pubblica, ma si serve delle competenze e delle risorse del privato, è l’assurdità che molti sindaci ripetono. Quali società private possono portare ad esempio di efficienza e buona gestione? Basta chiedere ai loro cittadini per rendersi conto che i servizi gestiti dal privato non sono affatto a favore delle comunità e mirano solo al profitto dei gestori. Affermare che le società pubbliche sono carrozzoni clientelari, inefficienti rispetto alla capacità di quelle private, è un’altra giustificazione molto usata dai nostri amministratori.
Vorrei chiedere loro perché non si dimettono, visto che non possono fare nulla.
Le tante persone che hanno protestato il 25 ottobre contro la decisione dell’Eic hanno dimostrato il cambiamento: la sfiducia verso questi politici resta, ma non ci sono più rassegnazione e passività. Noi non rinunciamo a lottare e a denunciare la deriva della politica e la necessità di cambiare. Vogliamo politici competenti servitori dei cittadini e difensori dei beni comuni”.