Benevento – Un annuncio che puo’ rappresentare una vera e propria rivoluzione in termini di cura per il tumore. Prima conferenza europea per Antonio Iavarone, full professor dell’Università di Miami (Florida USA) – Vicedirettore Sylvester Comprehensive Cancer Center, nell’Aula Magna dell’Università Giustino Fortunato. Una scoperta che riguarda le mutazioni del gene LZTR1 che contribuiscono allo sviluppo di tumori e forniscono nuove opportunità di cure personalizzate.
L’inizio del racconto dello scienziato di origini sannite parte proprio dal racconto del suo percorso, a partire proprio dagli anni ’90, momento in cui ha deciso di lasciare la sua terra.
“E’ sempre bello fare qualcosa per il mio territorio, un incontro del genere e’ importante. Negli anni ’90 abbiamo avuto accesso a un finanziamento importante per realizzare un laboratorio di ricerca nel reparto di Oncologia pediatrica, luogo nel quale ero ricercatore. Tumori del cervello dei bambini, di questo ero interessato. Sono la causa di morte principale in eta’ pediatrica. La nostra idea di portare la ricerca era per costruire il futuro. La ricerca era la possibilità per dare risposte terapeutiche, non per i malati per i quali non c’era nulla da fare. Oggi e’ diverso, oggi si puo’ usare la ricerca per curare adesso gli ammalati, usando tutte le possibilità e le tecnologie a nostra disposizione”.
Dopo il salto nel passato, spazio a quella che e’ la scoperta fatta con la dottoressa Anna Lasorella.
“Abbiamo recentemente scoperto che molte delle alterazioni molecolari possono essere presenti già nelle cellule normali e predispongono il paziente alla generazione di un tumore. Esistono dei pazienti in cui queste mutazioni compaiono da subito. In condizioni di routine queste mutazioni non si cercano ma cosi’ non si scopriranno mai. Le mutazioni germinali sono di gran lunga le più importanti che dobbiamo bersagliare. E noi abbiamo scoperto proprio questo, una mutazione di questo gene LZTR1, noi possiamo bersagliare i tumori con particolari farmaci che aggrediscono i meccanismi patologici causati da questa mutazione. Bisogna impedire lo sviluppo della resistenza. Le cellule tumorali sono variabili e se si bersagliano si possono avere dei riscontri importanti. Alcuni pazienti sono stati trattati e i risultati sono stati incoraggianti. Questo significa che la ricerca di base ha un impatto immediato per la cura di specifici pazienti con tumore”.
Un passaggio importante e’ capire quali sono i trial giusti per il paziente. Quindi serve stratificare i pazienti con tumore.
“Importante lo studio molecolare che puo’ essere fatto in diversi modi. Le mutazioni che possono essere bersagliate spesso non aiutano a eliminare un tumore. E questo accade perché spesso le mutazioni sono tante e le componenti pure. Solo dopo aver scoperto tutte le caratteristiche si puo’ bersagliare un tumore, una mutazione singola non ci regala tante informazioni. Questa non e’ routine clinica, questa e’ la ricerca che ci da’ l’approccio migliore. Poi c’e’ un’altra componente che e’ quella intermedia. Una parte del tumore viene lasciato a crescere per creare un modello tumorale di un particolare paziente, poi, dopo poche settimane, possiamo testare la validità di quei farmaci, senza darli direttamente al paziente. La stragrande maggioranze dei farmaci che pensiamo possano funzionare, non funzionano”.
Studi complessi che richiedono grandi sforzi finanziari e organizzativi e soprattutto grandi competenze. E’ difficile, ma oggi e’ possibile.
“L’assenza di centri di ricerca impedisce di essere efficaci. I tumori non sono condizione statica ma estremamente dinamica, le cellule cambiano nel tempo rendendole estremamente aggressive. Le decisioni più importanti sono quelle iniziali, quando viene diagnosticato il tumore. Dopo e’ difficile, non impossibile. All’inizio non si puo’ mai sapere come risponderanno i pazienti a quella particolare terapia. Studiare il tumore significa capire se ci sono maggiori probabilità di risposta terapeutica”.
L’ultimo messaggio Iavarone lo ha dedicato ai ragazzi.
“I giovani devono appassionarsi a queste opportunità. Non c’e’ momento migliore dell’essere giovani e intraprendere la strada della conoscenza, guidata dalla curiosità. I giovani hanno diritto di essere curiosi e farlo in indipendenza. Il sistema educativo ha un limite e cioè i giovani italiani sono limitati dai propri capi e superiori che prima o poi gli troveranno una sistemazione. Dobbiamo lottare contro questo atteggiamento. Devono andare nei migliori centri di ricerca, fare esperienza ed essere ambiziosi”.