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Una nuova stagione sportiva è alle porte e tante squadre, tra i dilettanti, si stanno mettendo all’opera per mettere in piedi le formazioni che prenderanno parte ai campionati. Panchine occupate e altre da occupare, giocatori che vanno e altri che arrivano. Insomma è una macchina in continuo movimento, un meccanismo nel quale si è inserito, da qualche anno, anche Vincenzo Iannuzzi. Una vita sui campi di calcio, da bomber al fischietto il passo è stato breve.

Ho cominciato col Rione Libertà – così inizia il suo racconto – ci stavamo giocando il campionato. Il Covid ha cambiato tutto, tante realtà sono sparite e alla ripresa mi sono cimentato coi settori giovanili. L’inizio col Ponte, squadra non selezionata, che ha saputo tenere testa a tante formazioni arrivando a un punto dai play off. Si era aperta la porta per l’Under17 nazionale del Campobasso, l’occasione giusta, male vicissitudini di questo club non hanno permesso la realizzazione del progetto e allora è arrivata la chiamata della Forza e Coraggio. Altro bel campionato coi play off raggiunti. Un blocco che si è spostato al Montesarchio col quale abbiamo ottenuto grandi risultati perdendo il campionato contro il Gladiator”.

Un percorso che lo ha portato ad essere riconosciuto per le sue doti umane e sportive, per valori che molto spesso lo portano ad essere apprezzato.

Sono un animale da campo, è ciò che ho sempre amato. Certo, preferisco sempre un progetto che possa partire da giugno per programmare bene la stagione. L’obiettivo resta sempre allenare una prima squadra ma, di fronte a situazioni ambigue o poco lungimiranti, preferisco stare coi ragazzi. Al momento non si è mosso nulla, ho un appuntamento col Montesarchio per capire il da farsi, col presidente Viscione c’è un ottimo rapporto. Una cosa mi preme dirla, perchè spesso si può pensare che sia snobismo da parte mia. Tante chiamate mi arrivano a dicembre da squadre che, poi, a giugno non si fanno più sentire. Lasciare i ragazzi durante la stagione per me è difficile, a loro insegno tanti valori, tra cui l’attaccamento alla maglia e queste società alle quali ho detto dei no a metà stagione dovrebbero apprezzare questo modo di essere. Non amo lasciare il lavoro a metà ma portare a termine ciò che inizio”.

Quello per il calcio è un amore incondizionato, Iannuzzi ha dato tanto e vorrebbe ancora farlo per centrare il suo sogno.

“L’allenatore lo farò sempre, mi piace dimostrare sul campo di avere capacità oppure no. Ho cominciato il percorso perchè porto con me un sogno che è quello di arrivare al desiderato Uefa A e ci devo riuscire. In questi ultimi 4 anni ci ho provato in tutti i modi per cercare di migliorarmi e apprendere ma non è stato possibile. Diciamo che al momento è sospeso con la speranza che, presto, si possa aprire la porta per arrivare alla realizzazione di questo progetto. C’erano delle basi solide sulle quali ho provato a costruire questo percorso che doveva portarmi al professionismo ma purtroppo non è decollato e non è dipeso da me”.