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Foto tratta da internet

Un viaggio eterno, di ventiquattro ore, per vedere mezza partita. Il sacrificio degli ultras del Benevento è andato decisamente  oltre le aspettative, ben al di là di ogni logica. Che la trasferta di Palermo – una delle più impervie della stagione – non fosse una passeggiata di salute era cosa nota, ma arrivare con un simile ritardo dopo una faticosa traversata non era certo nelle previsioni. Macchine e pulmini si erano dati appuntamento alle cinque del mattino per partire alla volta della Sicilia.

Il lungo tragitto verso Reggio Calabria, l’imbarco a Messina, il tratto siculo fino a Palermo erano andati secondo i piani. Una volta al casello, raggiunto con circa due ore di anticipo rispetto al fischio d’inizio, è però maturata la consapevolezza che sarebbe stato un sabato amaro. Lì, gli uomini delle Forze dell’ordine del posto, hanno infatti operato i rigorosi e sin troppo minuziosi controlli (come sempre accade purtroppo a Palermo) rispetto alle tante altre circostanze alle quali son abituati gli esponenti del tifo organizzato, che seguono il Benevento praticamente ovunque. Le circa sessanta persone in viaggio conla tifoseria organizzata sono state ispezionate minuziosamente, con perquisizioni minuziose lunghe all’incirca due minuti ciascuna per un totale di quasi due ore. Telecamere, controlli agli indumenti e agli alimenti. Persino i panini sono stati aperti dagli agenti, che hanno voluto sincerarsi che al loro interno non ci potesse essere nulla di illecito.

Nonostante tutto, non si tratta di una ‘prima volta’ per i tifosi della Strega, che nell’ultimo precedente palermitano (dicembre 2018) si ritrovarono in una situazione molto simile per l’eccessivo rigore della polizia locale. Quando la carovana giallorossa – scortata – è ripartita dal casello per raggiungere lo stadio, erano ormai le 16.20. La partita non solo era già iniziata, ma restava ancora da percorrere un trafficato tratto della tangenziale per raggiungere il Renzo Barbera.

Davanti ai cancelli dei nuovi controlli hanno ulteriormente rallentato l’afflusso, avvenuto praticamente all’intervallo, quando i gol di Sala e Farias erano ormai stati segnati.  Comprensibilmente amareggiati, gli ultras hanno stoicamente sostenuto la squadra dal settore ospiti provando a trascinarla e vivendo con apprensione il concitato finale.

La decisione del Var di annullare il gol di Broh al 95’ ha evitato la beffa ai 110 tifosi sanniti (una cinquantina non appartenenti ai gruppi ultras erano già all’interno dell’impianto), ma non è bastata per chiudere i conti con gli imprevisti, perché anche il ritorno verso l’imbarco di Messina si è rivelato alquanto complicato. Un nuovo groviglio in tangenziale ha fatto sì che si arrivasse a destinazione a tarda ora, e di notte le corse sono notoriamente limitate. Il rientro nel Sannio è avvenuto dunque soltanto intorno alle 5 del mattino, a 24 ore esatte dalla partenza.

Una trasferta dai contenuti eroici, che i protagonisti riporranno nel libro dei ricordi, considerato il sacrificio immane che ha comportato e per di più in una annata che ai colori giallorossi sta regalando troppi dolori e ben poche gioie. Ma nonostante i risultati del campo non sorridano ai sostenitori sanniti la fede non tramonta. Le masse di tifosi ‘occasionali’ che si muovevano alla volta dei grandi stadi di Torino, Roma, Milano sono un ricordo non lontano, ma il presente dice che al fianco del Benevento ci sono e sempre ci saranno i ‘fedelissimi’ quelli che non si fanno attrarre dalla categoria ma che resteranno sempre a sostenere la maglia e due colori: il giallo e il rosso. 

Foto tratta da internet