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Martedì 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, che è il bene comune per eccellenza. Il Concilio Vaticano II insegna che “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli” (Gaudium et Spes, n. 69), mentre per Papa Francesco “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale” (Laudato si’, n. 30). Nessun uomo, perciò, potrà e dovrà esserne mai privato, anche se per l’acqua si lotta e non solo con esposti o carte bollate, poiché il suo valore è stato già affiancato a quello dell’oro e del petrolio.

Di un simile bene il territorio sannita-irpino è stato beneficato in abbondanza dal Signore: un bene di cui tutti devono poter usufruire e che non può essere assoggettato a logiche di mercato, che alla fine gioverebbero al profitto di pochi e costituirebbero invece un danno per molti. Non dobbiamo e non possiamo infatti dimenticare che nel 2011 ventisei milioni di italiani, con un apposito Referendum, hanno espressamente affermato che l’acqua non può entrare nei giochi di mercato né la si può utilizzare per trarne altro profitto che non sia la tutela del bene comune.

Quali pastori posti da Dio a sostegno e salvaguardia del popolo, non vorremmo che risuonassero anche sulle nostre labbra le parole sconsolate del profeta: “I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è” (Is 47,11). E non perché acqua non ci sia, ma perché i poveri rischiano di non potersela più permettere o di essere costretti, per essa, a rinunciare ad altre pur importanti necessità.

Sollecitiamo perciò ogni cittadino affinché prenda coscienza dell’importanza di tale questione e quanti gestiscono la cosa pubblica perché pongano in essere progetti condivisi e gesti concreti, tenendo conto che qualsiasi privatizzazione del bene naturale dell’acqua che vada a scapito del diritto naturale di potervi accedere è inaccettabile. Vorremmo infatti poter dire, ancora una volta con il profeta: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite” (Is 55,1).

Possa il nostro appello non cadere nel vuoto!