Benevento – “Vola più in alto che puoi”, recitava la scritta su molte magliette indossate da chi ha voluto portare l’ultimo saluto a Gabriel. Anche uno striscione presente questo pomeriggio a Pacevecchia.
La piccola vittima di un evento traumatico ancora avvolto nelle nebbie del mistero è stata salutata per l’ultima volta nella Chiesa di Santa Maria della Pace e Santa Rita a poca distanza da quella che è stata casa sua per cinque mesi. Gabriel è volato insieme ai palloncini bianchi in un’atmosfera glaciale di dolore. In tanti hanno voluto partecipare al rito funebre e testimoniare in qualche modo la propria condanna per una morte assurda avvenuta il 28 gennaio al “Santobono” di Napoli dopo due precedenti ricoveri negli Ospedali del capoluogo sannita prima al “Fatebenefratelli” e poi al “San Pio” da cui era stato trasportato in eliambulanza alla struttura pediatrica partenopea.
L’angoscia si tagliava a fette mentre la giornata di sole limpido e forte, e di cielo pulito non ha mai scalfito gli sguardi cupi e gli occhi bassi dei presenti che si chiedevano come fosse possibile che un neonato di cinque mesi sia stato strappato alla vita che non ha nemmeno avuto il tempo di assaggiare. La madre del piccolo, indagata dalla Magistratura insieme a due zii del povero Gabriel, era presente al rito funebre. E’ toccato al parroco di S. Maria della Pace, Don Teodoro Rapuano , l’immane compito di trovare le parole per spiegare, agli occhi della fede cristiana, una tragedia simile.
Nella sua Omelia il parroco ha detto che è stato cancellato con la morte del piccolo Gabriel “un pezzo del nostro futuro“. La fine di un “bambino innocente, appena battezzato”, ha proseguito don Teodoro, “ci spinge ad affidarlo al Signore, nella speranza della fede eterna”. E’ proprio questo “il momento della fede”, ha ammonito il parroco che ha anche chiesto a tutti di “controllare il pianto affidandoci alla Misericordia”.
Don Tedoro ha chiesto a tutti i presenti di pensare con intensità ed affetto al piccolo: “Gabriel deve sentire l’abbraccio di chi lo voleva bene. Gabriel, anima innocente, resterà per me una traccia indelebile nel mio cuore. Io lo immagino nelle mani di Dio. Io ho fiducia in Dio”. Il parroco ha anche voluto affrontare in qualche misura il tema delicatissimo e scivoloso delle cause e delle eventuali responsabilità della morte del piccolo, affermando che “la fine tragica di Gabriel, appena affacciatosi alla vita, provoca dolore e domande proprio a ragione del fatto che avvenuta in così tenera età. La vicenda ha suscitato tanto clamore come la morte di Gesù. Ma dopo tutto questo ora occorre silenzio nei nostri cuori ed una sofferenza così grande merita tutto il nostro rispetto. Il dolore per la sua famiglia resterà sempre grande. Il dolore di una mamma è immenso e senza limiti, ma bisogna aprirci alla speranza”.