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Un posto di blocco finito nel sangue e una condanna che ora viene rimessa in discussione. Il caso riguarda il ferimento di Antonio D. R., un 35enne di Benevento, colpito a una gamba da un proiettile esploso da un carabiniere durante un controllo. Il giovane, che quella notte tentò la fuga rischiando di investire i militari, finì a processo con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, e guida sotto effetto di stupefacenti. In primo grado venne condannato a un anno e tre mesi di reclusione e duemila euro di multa con sospensione della patente per un anno, mentre la condotta del carabiniere è stata oggetto di indagine da parte della Procura. Il 35enne ora si appella alla Corte di Napoli per ribaltare il verdetto. L’uomo, difeso dall’avvocato Fabio Ficedolo, non ci sta e punta a capovolgere la decisione del Tribunale di Benevento, sollevando dubbi sulla dinamica della sparatoria e sull’intero impianto accusatorio.

Era il 10 dicembre 2020, poco dopo le due del mattino. In contrada Pontecorvo una pattuglia dei carabinieri notò una Toyota Yaris che procedeva a forte velocità. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’allora 30enne alla guida dell’auto, ignorò l’alt imposto dai carabinieri e accelerò bruscamente. I militari si trovarono di fronte al veicolo che avanzava a velocità sostenuta, una situazione che spinse uno di loro a esplodere un colpo di pistola. Il proiettile, mirato alla vettura, attraversò la portiera e ferì il conducente alla coscia, sfiorando l’arteria femorale e causandogli una grave emorragia. Il ragazzo venne immediatamente soccorso e trasportato d’urgenza all’ospedale “San Pio” di Benevento dove venne operato per l’estrazione del proiettile. Dopo l’intervento chirurgico il 35enne beneventano trascorse 40 giorni di convalescenza.

Secondo la sentenza di primo grado, il colpo sarebbe partito accidentalmente a seguito di una caduta del militare. La difesa, invece, contesta questa ricostruzione e sostiene che il carabiniere abbia sparato deliberatamente, senza che il 35enne rappresentasse una reale minaccia. Nel ricorso presentato alla Corte d’Appello di Napoli, la difesa contesta in primo luogo l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, sostenendo che il giovane non abbia mai cercato di opporsi all’alt. Un testimone, infatti, avrebbe dichiarato che l’auto procedeva a zig-zag e non puntava direttamente verso il carabiniere, come invece sostenuto dall’accusa. Altro punto centrale della difesa riguarda l’uso dell’arma, considerato ingiustificato. Il militare, secondo la difesa, avrebbe esploso il colpo senza una reale necessità, oltrepassando i limiti del suo potere. Dubbi anche sulla validità dell’esame tossicologico. Il test, effettuato in ospedale mentre l’imputato era incosciente, sarebbe inutilizzabile perché svolto senza il rispetto delle garanzie difensive. Un altro elemento che l’Appello dovrà valutare è la mancata concessione delle attenuanti generiche.

L’udienza davanti alla Corte di Napoli è stata fissata per il prossimo 3 aprile. Resta da capire se i giudici di secondo grado riterranno fondati i dubbi sollevati dalla difesa.