di Annalisa Papa
Come ogni anno arrivano l’estate e la calura e centinaia di persone si riversano nel Parco Naturale del Taburno, alla ricerca di un po’ di refrigerio, approfittando magari di questa occasione per imbastire pic-nic in compagnia.
La natura si popola così di persone che si rilassano all’ombra delle maestose chiome di faggi e abeti ma, una volta andate via, purtroppo il passaggio dell’essere umano lascia la sua traccia.
Anche questa mattina infatti, per chi è salito in montagna alla ricerca di un po’ di frescura, è stato inevitabile imbattersi in innumerevoli sacchi e sacchetti stracolmi di plastica, vetro e carta, lasciati a bordo strada, per non parlare dei rifiuti abbandonati direttamente nel sottobosco.
La gestione della raccolta dei rifiuti sul Taburno è un tema delicato sia per la grandezza del territorio che per la gestione suddivisa tra più Comuni, ma preservare la montagna è una priorità.
“Si dovrebbe lavorare in sinergia. Anche sensibilizzando con cartelli e linee guida chi sceglie questi luoghi per svagarsi e mangiare, chiedendo non solo di raccogliere correttamente tutti i rifiuti, ma consigliando di portare con sé materiali riutilizzabili e non usa e getta e magari, per quanto possibile, di riportare a casa i rifiuti prodotti”, ci dice uno dei turisti che si trova a passeggiare tra i sentieri.
Non mancano infatti anche sedie, materassi, coperte e bidoncini abbandonati tra gli alberi.
Inoltre il mancato ritiro tempestivo dei sacchi potrebbe far sì che animali e agenti atmosferici possano farli rompere, disperdendo inevitabilmente il loro contenuto.
La montagna è un bene di tutte e da tutti va tutelato, ricordando sempre che è necessario intervenire giorno per giorno perché i rifiuti “dispersi” nei boschi ci metteranno centinaia e centinaia di anni a disintegrarsi e potrebbero diventare trappole mortali per gli animali.