Il cardone, piatto tipico del Natale del cittadino beneventano “doc”, è stato al centro di un convegno all’Auditorium Tanga al rione Libertà, organizzato dalla Confraternita del Cardone (ovviamente). L’incontro era finalizzato a focalizzare l’attenzione su questa piatto definito iconico e sulle sue qualità nutrizionali ed alimentari grazie ad una degustazione preparata dall’Istituto Alberghiero Le Streghe. Ad indicare il valore intrinseco di questo piatto è stata la nutrizionista Caterina Luciano. La dottoressa ha sottolineato come il cardone, in sé, non può essere considerato come un prodotto ipercalorico, beninteso se assunto in quantità ragionevoli. La nutrizionista ha ricordato che il brodo o le polpettine apportino proteine; e l’aggiunta (eventuale) di pinoli comporti anche l’acquisizione di sali minerali. Insomma, un piatto di alto valore – se non si esagera, ha chiosato la dottoressa. Ma come si prepara? La Confraternita spiega: si parte con il cardo trattato e tagliato a pezzettini, per essere cotto con il brodo di gallina o cappone per poi pensare alle polpettine di manzo o suino. Il convegno, dopo i saluti introduttivi del parroco di San Modesto don Leonardo Lepore, è entrato nel vivo con le dichiarazioni di Giacomo Santarcangelo, presidente della Confraternita, che ha dato qualche elemento di spiegazione sull’origine del sodalizio: “Siamo nati in risposta ad Alessandro Siani che, in un suo film, parlava della Confraternita del Gorgonzola. Fu in quell’occasione che pensammo ad un piatto unico, conosciuto e sempre apprezzato, il cardone è stato riconosciuto da Gambero rosso. E’ un piatto unico”.
Presente a questo momento che ha avuto a che fare con un passaggio dell’antropologia culturale locale, anche Sandra Lonardo che ha dapprima ricordato la sua infanzia e l’importanza di questa pietanza cosi accuratamente preparata con dedizione e cura. Poi ha lanciato un appello agli albergatori: “Dovete prepararlo, casomai ognuno con la propria ricetta, ma proporlo ai clienti”. Infine un consiglio: “il cardone va cucinato tutto l’anno non solo a Natale”.
E’ intervenuta quindi Milly Chica, responsabile distrettuale dei Lions Host, che ha spiegato: “E’ una ricetta meravigliosa, ma faticosa. Non so perciò se le nuove generazioni siano capaci di riproporla per il proprio pranzo di Natale. Ma il cardone è l’immagine della famiglia, della tradizione, del Natale. E’ una pietanza, un rito da non disperdere”.
Il docente dell’Ipsar Fausto Grande: “Anche il vicino di casa cambia ricetta. Chi mette aglio chi mette cipolla. La zuppa di cardone è un classico piatto fatto di brodo di cappone, polpettine di vitello ma anche stracciata di uovo e formaggio. Il cardone viene sbollentato”.