Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma del gruppo Fratelli d’Italia Benevento ‘La città che sale’.
A nome del circolo di Fratelli d’Italia Benevento “La città che sale” che mi onoro di presiedere e nella qualità di consigliere comunale di Sassinoro, mi preme evidenziare alcune delle criticità che stanno emergendo nella complessa vicenda della gestione del servizio idrico integrato sannita.
La iniziale lettura del corposo Piano d’Ambito distrettuale sannita redatto dall’Ente Idrico Campano e che costituisce lo strumento di pianificazione dei servizi di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, certifica quantomeno la superficialità di alcuni attori istituzionali che dovrebbero governare, più che gestire poltronisticamente, l’erogazione di un servizio essenziale che ha ad oggetto un bene comune come l’acqua. A parte alcune imprecisioni, il solo fatto che a pag.110 del suddetto piano si scriva, come se fosse una cosa normale, della “apertura INCONTROLLATA della Diga di Campolattaro” in occasione della alluvione del 15 ottobre 2015, attribuendovi la responsabilità delle conseguenti tragedie umane ed economiche, lascia basiti. Tanto più che, si parla di una infrastruttura strategica per la Regione Campania, inserita nel PNRR e che prevede un finanziamento di oltre 500 milioni di euro. Nè può tranquillizzare il comunicato stampa dell’ASEA, l’azienda che gestisce la Diga di Campolattaro, che si è affrettata a sostenere che in quella occasione la sua azione fu fondamentale per limitare i danni.
Purtroppo, come hanno denunciato il Senatore Domenico Matera di Fratelli d’Italia ed alcuni consiglieri comunali beneventani di opposizione, Sindaci sanniti, i movimenti civici ecc… sono diversi i passaggi discutibili nell’iter di tutta la procedura, incluso quello della costruenda società mista “Sannio Acque s.r.l.”.
Come è noto, il Coordinatore del Consiglio del Distretto Idrico Sannita, ing. Pompilio Forgione, appigliandosi all’imminente scadenza dei termini previsti dal PNRR per individuare obbligatoriamente un gestore unico del sevizio idrico, ha ritenuto di sottoporre ai Sindaci sanniti l’adesione ad una bozza di statuto della costituenda società mista “Sannio Acque s.r.l.” formalmente pubblico/privata ma sostanzialmente non qualificabile come società mista a “controllo pubblico stringente”, con tutti i danni che ciò può creare alla pubblica amministrazione. Tutto questo nonostante l’Ente Idrico Campano, con la delibera n.69 dell’8 novembre 2022, chiedesse al Coordinatore del Distretto “di favorire l’immediata costituzione di una società tra i comuni del Distretto, che possa fungere da socio pubblico di maggioranza del nuovo gestore da soggetto attuatore della gara a doppio oggetto utile all’affidamento del servizio ed alla individuazione del socio privato”, evitando così la parcellizzazione delle quote pubbliche e, conseguentemente, un maggiore potere di controllo da parte del socio privato.
Emerge dunque che i decisori della pianificazione del sistema idrico sannita non siano i Sindaci e i consiglieri comunali democraticamente eletti, che legittimamente vorrebbero portare il loro contributo ed invece vengano chiamati solo a certificare decisioni eterodirette, peraltro con un atto di invito e diffida da parte del Presidente della Regione Campania.
Pare, dunque, che i promotori delle larghe intese, i mastelliani di Noi di Centro e alcuni esponenti del Partito Democratico, che all’indomani della vittoria del destracentro alle elezioni politiche dello scorso settembre si spartirono i 30 componenti del Consiglio del distretto idrico sannita (incluso un esponente indicato da Civico 22), insistano pervicacemente nel portare avanti il loro disegno egemonico, adottando stravaganti interpretazioni delle società a partecipazione pubblica; trascurando le regole economiche nella gestione di un bene collettivo; sottovalutando il concetto di gestione della qualità nelle imprese di servizi, soprattutto se si occupano di acqua e depurazione; ignorando i fondamenti del marketing territoriale, che partono proprio dal coinvolgimento di tutti gli attori del territorio- in primis gli amministratori locali- per creare valore socioeconomico per la comunità.
Altro insomma che la nuova idea di Paese che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbe innescare!
Con questa classe dirigente rischiamo che nel Sannio del PNRR resterà solo la gestione dei soldi, che peraltro dovranno essere restituiti dalle nuove generazioni, trattandosi per lo più di soldi a prestito.