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Benevento – E’ stata fissata l’udienza preliminare del processo sui trasferimenti di società in Bulgaria che ha coinvolto sedici professionisti, facenti capo a 12 società di consulenza legale e amministrativo-contabile, quattro persone ritenute prestanome e 2 interpreti/traduttrici di madrelingua bulgara. Dinanzi al Gup Vinetti del Tribunale di Benevento gli imputati rinviati a giudizio dovranno presentarsi per il giorno 24 febbraio 2023.

Viene contestata un’evasione fiscale di circa 69 milioni di euro scoperta dalla Guardia di Finanza al termine di indagini coordinate dalla Pm Assunta Tillo della Procura della Repubblica di Benevento, che ha accertato presunti reati per bancarotta fraudolenta, associazione a delinquere e falso commessi in numerose città bulgare sotto la regia di una associazione criminale beneventana. Venticinque persone finite nei guai, ventinove società bulgare e trentaquattro italiane coinvolte nell’inchiesta. Il modus operandi adottato dagli indagati è stato caratterizzato dal sistematico trasferimento in Bulgaria di società italiane, che pur mantenendo la medesima denominazione, sono state trasformate in imprese bulgare di diritto locale.

Tutti i nomi: Giuseppe Ciccopiedi, 69 anni, Alessandro Ciccopiedi, 33 anni, Leonardo Ciccopiedi, 37 anni, Bruno Fragnito, 62 anni, Cosimo Aquino, 70 anni, Lucia Marciano, 59 anni, Michele Malgieri, 46 anni, Angelo Malgieri, 71 anni, Marzina Grasso, 88 anni, Domenico Cioffi, 46 anni, Salvatore Cioffi, 48 anni, Valerio Fragnito, 42 anni, Saverio Tresca, 56 anni, Antonio Fragnito, 71 anni, Annunziata Calabrò, 58 anni, Domenico Miele, 59 anni, Claudio Calenda, 25 anni, Massimo Battisti, 59 anni, Amleto Ocone, 83 anni, Linda Ocone, 52 anni, Maurizio Torelli, 71 anni, Rita Puzio, 59 anni, Antonio Puzio, 55 anni, Giuseppe Puzio, 34 anni, Valter Claudio Corsini, 55 anni.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Angelo Leone, Vincenzo Sguera, Fabio Russo, Vittorio Fucci, Andrea De Longis, Matteo De Longis, Vincenzo De Rosa, Luigi Bocchino, Mario Izzo, Antonio Castiello, Fabrizio De Paolis, Antonio Mirra, Andrea Verdicchio, Salvatore Ferri, Roberto Guida, Sergio Rando e Irina Scopelliti.

Indagini

Le indagini ebbero inizio nel febbraio del 2019, allorquando in esito ad un’attività info-investigativa svolta su una importante struttura alberghiera del capoluogo sannita, emergevano significative anomalie fiscali in relazione alle posizioni delle persone fisiche e giuridiche riconducibili alla citata struttura, gestita da un gruppo familiare costituito da un noto professionista beneventano e dai suoi due figli.

Nel mese di settembre dello stesso anno sulla scorta dei primi esiti delle indagini tecniche – diverse perquisizioni svolte presso domicili e studi professionali dei soggetti coinvolti. Lo sviluppo delle investigazioni induceva le Fiamme Gialle ad analizzare un’operazione straordinaria di “fusione transfrontaliera per incorporazione tra società di capitali”, avente ad oggetto l’azienda costituente il segnalato complesso alberghiero, connessa ad una serie di ulteriori operazioni aziendali. Gli organi inquirenti hanno ritenuto che tali operazioni fossero unicamente dirette a “tutelare” il patrimonio aziendale della società incorporata, trasferendolo ad una società bulgara – comunque riconducibile agli indagati – soggetta ad una normativa più favorevole rispetto a quella nazionale, con il fine di sottrarlo al fisco italiano e di continuarne la gestione sul territorio dello stato mediante due nuove società all’uopo costituite.

La prosecuzione delle indagini consentiva, poi, di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un’articolata organizzazione e una fitta rete di persone fisiche e giuridiche gravitanti nell’orbita professionale e relazionale di un noto professionista beneventano e dei suoi figli, i quali, secondo la prospettazione accusatoria, accolta dal Gip, hanno promosso, organizzato e gestito una consolidata e fiorente “attività di consulenza” per il trasferimento e il mantenimento di imprese in territorio bulgaro, la maggior parte delle quali nelle città di Sofia e Plovdiv, al fine di sottrarle al pagamento delle imposte e sottrarne i patrimoni al sequestro e a procedure fallimentari e/o esecutive.

Un sistematico trasferimento in Bulgaria di società italiane, che pur mantenendo la medesima denominazione, sono state trasformate in imprese bulgare di diritto locale. Nello specifico, si ritiene che le società di diritto italiano (gravate da onerosi debiti erariali) venivano preliminarmente “svuotate”, attraverso operazioni di alienazione di immobili e crediti, poste in essere nel periodo immediatamente antecedente il trasferimento in Bulgaria. Le stesse, poi, ormai svuotate di elementi attivi, venivano quindi cancellate dal Registro delle Imprese nazionale per trasferimento all’estero.