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Mobilitazione dei garanti dei diritti dei detenuti della Provincia e del Comune di Benevento  contro  il sovraffollamento nelle carceri, una delle cause che portano anche ai suicidi delle persone private della libertà. Ma le garanti Patrizia Sannino e Maria Giovanna Pagliarulo  hanno posto oggi nella sala consiliare della Provincia nuovamente la questione della necessità urgente di adottare misure concrete per garantire dignità alla persona ristretta  e rispettare le norme costituzionali finalizzate al recupero sociale di chi ha commesso reati.  In particolare, in coerenza con gli appelli lanciati ormai da tempo dai garanti di tutta Italia  e dallo stesso garante regionale Samuele Ciambriello, le garanti Sannino e Pagliarulo  hanno riproposto il tema sulle misure alternative alla detenzione. A Benevento i detenuti sono circa 600, che non trova riscontro, secondo le norme vigenti, rispetto alla dotazione organica della Polizia Penitenziaria.

Per quanto riguarda l’istituto per i minori di Airola, le maggiori criticità secondo Sannino e Pagliarulo si riscontrano nella logistica, cioè in strutture non adeguate, nè funzionali, e questo nonostante il lodevole impegno riconosciuto alla direzione carceraria per il miglioramento della situazione. Del resto che l’emergenza carceri sia nazionale e non solo locale lo dicono i numeri: 61.852 detenuti in 192 istituti, con un surplus di 15mila persone rispetto alla capienza regolamentare. Sono 57 i suicidi  in carcere registrati nel 2023.  Presente questa mattina anche  l’assessore comunale  di Benevento con delega ai  Servizi Sociali, Carmen Coppola.  Il dato che emerge è quello allarmante  di  un sistema penitenziario italiano al collasso. La garante provinciale Patrizia Sannino ha sottolineato ricordando le parole del Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali, Samuele Ciambriello: “Ci sono celle progettate per ospitare due individui ne accolgono quattro, in spazi dove l’aria è satura di tensioni, violenza e disperazione“. La Sannino ha ricordato come tutti i garanti dei detenuti hanno stipulato un documento congiunto che accusa la politica di immobilismo e la società civile di indifferenza: “Vogliamo  rompere il “silenzio assordante” su carceri sovraffollati e diritti calpestati.” Delineare quindi una roadmap di interventi urgenti per evitare che le carceri italiane sprofondino in una crisi umanitaria senza ritorno. Il manifesto, articolato in cinque punti cardine, chiede al governo e alle istituzioni di agire immediatamente. Inoltre la Sannio si è soffermata sull’istituto minorile di Airola: “L’istituto ha vissuto situazioni allarmanti dovuti all’edilizia  fatiscente. Una direzione che oggi sta investendo sulla rieducazione giovanile. Ha poche risorse ma lo sta facendo”.  La garante ha quindi portato all’attenzione la richiesta di ampliare l’accesso alle misure alternative, come l’affidamento in prova o i lavori socialmente utili, per i 19mila detenuti che stanno scontando pene residue sotto i tre anni. Altro obiettivo dei  garanti  è chiudere le sezioni ordinarie, dove i detenuti restano rinchiusi fino a 20 ore al giorno, e sostituire quelle ore di isolamento con attività concrete – laboratori, progetti culturali, percorsi di reinserimento lavorativo – per restituire un senso alla funzione rieducativa della pena. Altro elemento definito  prioritario è anche il diritto all’affettività. I garanti chiedono di far ottenere più telefonate, videochiamate e permessi premio, oggi concessi con criteri restrittivi. L’assessore comunale Coppola si è soffermato soprattutto sulla dignità umana di ogni detenuto: “Tutelare i diritti umani. Occorre un forte richiamo del rispetto e della persona”.

La garante cittadina Pagliarulo ha sottolineato: “La situazione di Benevento è allineata con gli istituti di pena nel resto d’Italia. Qui abbiamo un ottimo rapporto con la direzione del carcere, è molto disponibile e ci si possono creare progetti”.

Sul problema suicidi in carcere la Pagliarulo ha spiegato: “Avviene ad inizio percorso ed è comprensibile ma anche alla fine. Questo ci fa capire che durante la detezione si è fatto veramente poco”.