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Una giornata ricca di contenuti e di proposte quella trascorsa presso il Teatro De La Salle in occasione del Convegno di Studi “il Passato che serve. La Cultura d’Impresa tra identità, innovazione e comunicazione”, organizzata dall’impresa culturale Kinetès in collaborazione con Confindustria BN.

Partendo dalla segnalazione di alcune criticità relative alla tutela di fondi archivistici importanti, su cui, sin dai primi anni Duemila lavorano l’impresa culturale Kinetès e la sua fondatrice, Rossella Del Prete, professoressa di Storia Economica all’Università del Sannio, nel tentativo di tutelarli e renderli fruibili, la discussione si è articolata in diverse sessioni.

La prima, quella dedicata agli interventi istituzionali, ha affrontato il grande tema della necessità di coniugare passato, presente e futuro, rispettando le professionalità dell’arte e della cultura – in particolare il ruolo ‘necessario’ degli archivisti nella tutela e nella valorizzazione di fondi documentari di notevole interesse storico – senza trascurare il contributo, oggi sempre più rilevante, della tecnologia applicata al patrimonio culturale nelle sue varie declinazioni materiali e immateriali.

Escludendo qualunque forma di demonizzazione della tecnologia, soprattutto di quella digitale, oggi sempre più presente tra le azioni di valorizzazione del patrimonio culturale, si è discusso di come l’assenza di competenze specifiche, in materia di gestione di materiale archivistico possa creare danni irreparabili a un patrimonio culturale fragile e facilmente deteriorabile.

L’intervento del Soprintendente Archivistico per la Campania, Gabriele Capone, è stato chiaro, diretto, propositivo e molto rassicurante sull’attenzione che verrà riservata ai fondi archivistici sanniti, a partire da quelli depositati nei locali dell’ex Agenzia dei Tabacchi, agli Archivi Scolastici, fino ad arrivare all’archivio della Camera di Commercio e a quelli relativi alla storia delle imprese. Il VicePresidente di Confindustria, Filippo Liverini, condividendo la necessità di ricostruire la storia di un tessuto imprenditoriale sannita che, oltre a fregiarsi di casi aziendali di successo e di lunga tradizione, è fatto di tante altre piccole e medie imprese che ancora oggi assicurano lavoro e attività produttive significative per il territorio, ha espresso grande soddisfazione per il progetto di ricerca presentato dalla prof.ssa Del Prete e grande spirito di collaborazione anche con tutti gli altri referenti istituzionali invitati a condividere una maggiore attenzione per il patrimonio culturale pubblico e privato, in una logica di investimento e di gestione imprenditoriale nel rispetto di specifiche competenze.

La seconda sessione, dedicata ai patrimoni culturali d’impresa come opportunità, è stata introdotta da Lucia Nardi, componente del Comitato Cultura di Confindustria nazionale, VicePresidente di MuseImpresa e Responsabile dell’Archivio Storico di una delle più grandi aziende pubbliche italiane, l’ENI. Ludovico Solima, prof. di Economia Aziendale all’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e grande esperto di musei, ha parlato di memoria come leva strategica nella cultura d’impresa e del Made in Italy, mentre Barbara Bergaglio, responsabile di CAMERA, Centro Italiano per la Fotografia di Torino, ha affrontato il tema della relazione necessaria tra ricerca e comunicazione. Infine, la prof.ssa Antonella Tartaglia Polcini, docente unisannio e Assessore alla Cultura del Comune di Benevento, ha ribadito il valore del patrimonio culturale come patrimonio identitario.

L’editore Florindo Rubbettino, oggi anche Presidente di SudHeritage, una rete di musei d’impresa nata in Calabria, ha introdotto la terza sessione, storie di patrimoni recuperati, descrivendo l’esperienza e la filosofia imprenditoriale del Museo Carta, aperto negli stabilimenti delle Industrie grafiche Rubbettino a Soveria Mannelli; Pina Amarelli, imprenditrice napoletana di lungo corso, è intervenuta sul valore di una narrazione autentica per un futuro possibile per territori, imprese e nuove generazioni; Paola Vona, funzionaria della Soprintendenza Archivistica della Campania, ha descritto la complessa operazione di recupero, catalogazione e sistemazione del monumentale archivio dell’ILVA di Bagnoli, e Federico Lomolino, funzionario dell’UOD Musei e Biblioteche della Regione Campania, ha parlato di case museo in Campania, un patrimonio culturale non ancora normato, ma di grande valore.

L’ultima sessione è stata interamente dedicata alle imprese del territorio: Filippo Liverini, in qualità di Presidente Mangimi Liverini SpA, ha avviato la raccolta delle fonti storiche che potranno ricostruire il percorso compiuto in oltre mezzo secolo dalla sua azienda; Flavian Basile, Presidente ANCE BN e proprietario dell’ANTUM Hotel, ha descritto il progetto di rigenerazione di uno storico albergo beneventano e dello spazio urbano circostante, mentre Mario Ferraro, Innovation Project Manager Ferraro Group, ha raccontato il suo progetto di acquisizione, restauro e riqualificazione dell’unico corpo dell’antica Fornace Fantozzi vincolato dalla Soprintendenza, anche in questo caso, si sta lavorando oltre che per il recupero dell’edificio e del patrimonio archeologico industriale della fabbrica, per la rigenerazione socio-economica e culturale dello spazio urbano circostante. Ultimo intervento di questa sessione è stato quello di Mario Rosa, Fabbriche Riunite Torrone BN, che ha già avviato la ricostruzione storica dell’impresa fondata dal nonno e che sta lavorando per valorizzare antichi spazi di fabbrica e macchinari ormai in disuso, ma testimoni di processi produttivi importanti e del lavoro di uomini e donne, che hanno contribuito a costruire la storia di una tipica azienda del Made in Italy a BN.

Con chiarezza e grande capacità di sintesi, le conclusioni dell’ampia discussione sono state tratte dal prof. Gaetano Sabatini, storico economico di fama internazionale, professore all’Università di Roma Tre e già Direttore del CNR ISEM. Apprezzando i vari interventi ascoltati e l’intera organizzazione dell’evento, il prof. Sabatini ha ribadito il valore della cultura d’impresa tra identità, innovazione e comunicazione e la necessità di conoscere e promuovere il valore e le qualità peculiari delle opere dell’ingegno e dei prodotti italiani. Attraverso buone pratiche che hanno consentito, negli anni, di utilizzare gli archivi storici e i musei come leve di comunicazione e identità, l’ampia discussione che ha animato l’intera giornata ha rafforzato il legame esistente tra passato e presente, ma generando nuovi progetti e, dunque, guardando al futuro. La memoria è stata considerata per ciò che è: uno strumento di lettura del presente, luogo di studio e approfondimento anche della cultura d’impresa, patrimonio a disposizione dei territori e della collettività. Aver riunito intorno a questo tema tanti interlocutori e stakeholder di varia provenienza è stata un’operazione di metodo che punta certamente a raggiungere risultati concreti.

E l’intento di non voler limitare l’iniziativa a un’occasione autocelebrativa del patrimonio culturale, della cultura d’impresa e del made in Italy è stato ben chiaro sin dall’inizio. «L’impresa culturale Kinetès – aggiunge Rossella Del Prete intendeva porre sul tavolo questioni urgenti da condividere, da analizzare e da affrontare con consapevolezza e decisione, guardando al potenziale economico e produttivo della memoria, facendo proposte, stringendo alleanze pubblico-private, sensibilizzando gli imprenditori e quanti non riescono a conferire valore al proprio patrimonio culturale perché, forse, ignari di una condizione, ripetuta oggi a più voci, secondo la quale “più profonde sono le radici, più rigogliosi crescono i rami”». Il richiamo a una delle tante iniziative organizzate negli anni, quella del 2012, quando alimentò il dibattito sulla governance del patrimonio culturale e logiche imprenditoriali, era dovuto: «tredici anni dopo la questione è ancora aperta e in attesa di una svolta efficace».