Con la Compagnia di Danza Balletto di Benevento, torna per la sua decima edizione Lo Schiaccianoci, con la danza, la magia, la meraviglia della favola di Natale per eccellenza, amata in tutto il mondo da grandi e piccini, amanti della danza e non solo. L’evento è inserito nel cartellone “Incanto di Natale”, organizzato dal Comune di Benevento.
Due le repliche in programma per Sabato 17 dicembre al Teatro Vittorio Emanuele. Tutto esaurito lo spettacolo delle 20.00, disponibili gli ultimi biglietti per lo spettacolo delle 18.30.
La messa in scena prevede la versione integrale originale di Petipa con uno sguardo alla versione “americana” di Balanchine, due padri della coreografia mondiale.
Il primo atto è affidato oltre che ai professionisti anche ai giovani allievi della scuola di danza, così come avviene per quasi tutti i grandi teatri del mondo che, oltre alla compagnia professionista, affidano le emozioni del primo atto ai giovani danzatori, per dare loro l’opportunità di vivere una prima esperienza dai significati molto profondi. Il corpo di ballo è costituito da 45 artisti tra danzatori, comparse, attori.
Nel 1891 Čajkovskij ricevette la commissione di un nuovo balletto in due atti, Lo Schiaccianoci, da parte del direttore dei teatri imperiali di san Pietroburgo.
Quando Čajkovskij iniziò questo balletto, stava attraversando una crisi inventiva. Ma durante i suoi viaggi in Europa, affascinato da alcuni strumenti adatti ai bambini, come i tamburi a sonagli, decise di inserirli nell’opera e farli suonare sulla scena. Il 18 dicembre del 1892 andò in scena la prima.
Il coreografo Petipa scelse la versione francese dello Schiaccianoci di Alexandre Dumas padre, per la particolare enfasi con cui sottolinea gli effetti spettacolari: la festa di natale, la battaglia, il lungo viaggio nell’incantevole paese dei dolci.
Questa la storia: In casa della famiglia Silberhaus è tutto pronto per il cenone di Natale. Lo zio Drosselmayer arriva alla festa con i regali per tutti gli invitati. Offre i soldatini di piombo a Fritz e uno schiaccianoci a Marie. Durante la notte accadono strane cose: gli oggetti si ingrandiscono e i giocattoli si animano. Marie scopre allora che il suo schiaccianoci è molto più di un semplice giocattolo…
Petipa creò una fiaba, per i bambini della corte di Alessandro III, che piacque molto allo zar, soprattutto per l’inquietante atmosfera di ambiguità tra realtà e fantasia.
Nella sua particolare rivisitazione poi George Balanchine nel 1954 decise di dividere il balletto in due parti, seguendo la trama originale: la realtà e il sogno.
Il meraviglioso racconto originale di Hofmann, infatti, è un viaggio onirico e psicologico nella mente della protagonista, Clara, una dolce fanciulla che attraverso il personaggio dello Schiaccianoci, scopre l’amore. Dopo aver affrontato il re dei topi, simbolo delle avversità, il suo Schiaccianoci si trasforma in un principe. Clara vivendo l’esperienza di un regno dove è possibile la dimensione della felicità, trova così il coraggio di affrontare la paura della vita adulta e dell’amore.
Hermann Laroche, celebre critico russo dell’epoca, così scrisse in una sua recensione dello Schiaccianoci “Ci innamoriamo delle fiabe durante l’infanzia ed esse divengono parte della nostra psiche. Le fiabe contengono simbologie concernenti le idee e la natura stessa del genere umano… e ai nostri occhi di adulti rivelano significati assai più profondi di quanto non potessimo sospettare.”
Regia e disegno luci dello spettacolo sono di Linda Ocone, le scenografie sono affidate a Giovanni Calicchio, la narrazione a Maurizio Tomaciello. Le coreografie di repertorio sono state riprese da Giselle Marucci e Ilaria Mandato e ovviamente da Carmen Castiello, che tiene a ricordare il significato del loro lavoro, profondamente radicato sul territorio: “Cultura è una parola complessa. È l’insieme di principi, valori, che identificano un gruppo di persone, ma anche tutto ciò che attiene alla sfera intellettuale, morale e artistica e in questo senso contribuisce all’educazione e allo sviluppo delle conoscenze.
Il capitale culturale ereditato dalle passate generazioni, ha un immenso valore per il nostro territorio e per noi la cultura è una riserva di valori che portano benefici alla collettività. È una risorsa strategica ma soprattutto è “testimonianza di civiltà”, se ancorato al territorio.
È urgente quindi acquisire consapevolezza: noi cittadini/ artisti siamo “sovrani” del «tessuto continuo di natura e arte, figure e parole, storia e idee che ci avvolge e ci dà forma.
Siamo identificati come artisti locali, in un’accezione generalmente denigratoria. Ma ciascuno di noi si è confrontato in contesti nazionali e internazionali. Noi siamo locali perché abbiamo deciso di investire sul nostro territorio, in una visione del mondo in cui partire è necessario e fa parte del nostro lavoro chiamato arte, ma anche restare fa parte di un’idea artistica che trae ispirazione dalle proprie radici.
Il potere della musica, della danza, del teatro, è quello di restare nelle memorie, nei cuori, nelle azioni di tutti.
In questa situazione si collocano le nostre numerose produzioni di balletti in collaborazione con tante realtà culturali e musicali della città. In particolare questa produzione dello Schiaccianoci giunto alla sua decima edizione”.