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E’ arrivata la sentenza nel processo d’appello per le sei persone imputate di concussione e tentata concussione nell’inchiesta sugli appalti dell’Asl di Benevento.

La Corte d’Appello di Napoli ha assolto tutti gli imputati che si sono ritrovati dinanzi alla magistratura di secondo grado in virtù dell’impugnazione proposto dal Pm del Tribunale di Benevento, Assunta Tillo, in virtù della precedente sentenza di assoluzione “perchè il fatto non sussiste” emessa dal collegio giudicante di prime cure presieduto dalla dottoressa Daniela Fallarino con a latere i giudici Simonetta Rotili e Francesco Telaro. 

La vicenda salita agli onori della cronaca sul finire del 2013 e che coinvolge, tra gli altri, Nunzia De Girolamo, all’epoca dei fatti parlamentare di Forza Italia e Ministro per le Politiche Agricole nel governo Letta quando l’inchiesta esplose dal punto di vista mediatico. Oltre all’ex ministra, l’elenco degli imputati comprende anche il Luigi Barone, Felice Pisapia, Arnaldo Falato e Giacomo Papa, Michele Rossi

LA VICENDA

Tutto ebbe inizio sette anni fa. Era il dicembre del 2013 quando alcuni giornali – a partire da “L’Espresso” e “Il Fatto Quotidiano” – pubblicarono pezzi di conversazioni relative ad alcune riunioni private, tenutesi nella casa del padre di Nunzia De Girolamo, registrate nell’estate del 2012 col telefonino da Felice Pisapia (all’epoca direttore amministrativo dell’Asl Benevento).

Quelle conversazioni finirono nel mirino della magistratura che sin da subito ipotizzò la presenza di un presunto “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni norma di legge”, promosso da Nunzia De Girolamo, e teso a condizionare la gestione dell’Asl Benevento, intervenendo – tra l’altro – su nomine e appalti. A far parte del “direttorio”, l’ipotesi avanzata dagli inquirenti, anche due fedelissimi dell’epoca della De Girolamo, Giacomo Papa e Luigi Barone, e tre funzionari dell’Asl: il direttore generale Michele Rossi e lo stesso Pisapia.

A circa un mese di distanza dall’esplosione mediatica della vicenda, la De Girolamo (gennaio 2014) si dimise dalla carica di Ministro per le Politiche Agricole. Non certo una ammissione di responsabilità della politica azzurra ma un atto di accusa nei confronti del governo di cui faceva parte: “Non mi ha difeso nessuno, mi hanno lasciato sola”.

Lungo, lunghissimo, l’iter processuale.