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Ancora un prodigio chirurgico del dottor Cristiano Huscher. L’ex medico chirurgo, tra gli altri, dell’Ospedale San Pio di Benevento, si è reso protagonista di un nuovo delicato e disperato intervento presso l’ospedale cilentano del ‘Cobellis’ di Vallo della Lucania. 

Come riporta l’edizione napoletana de La Repubblica, il medico bergamasco ha praticamente salvato la vita ad un paziente, approdato all’ospedale salernitano affetto da tre tumori e dalla sindrome di Lynch.

La diagnosi: il cancro al colon destro. Qualche giorno di riflessione, valutazione del caso, il paziente viene tempestivamente e per la prima volta portato in sala operatoria dove grazie a un’emicolectomia, torna a casa.

Ma, come prosegue nel racconto La Repubblica –  i guai non finiscono qui, perché poco tempo il paziente è aggredito da altri due tumori: colon sinistro e, successivamente, rene sinistro. Due volte ancora in sala operatoria, sempre all’ospedale civile di Cosenza, per asportazione prima della parte di intestino coinvolta e, a distanza di qualche mese per rimozione del rene sinistro.

Lo sventurato paziente è vittima di un’altra complicanza: la sutura effettuata a Cosenza “cede” e lui torna sotto i ferri in urgenza. Ma anche l’ennesimo tentativo si trasforma in un flop che si identifica in un ulteriore cedimento della sutura e in una conseguente peritonite.

A questo punto a qualcuno viene in mente di giocarsi il tutto per tutto e interpellare Huscher, un chirurgo di lungo corso che, proprio per la sua fama di specialista dell’ultima spiaggia, ha collezionato decine di denunce (per lo più da parte di colleghi) tutte risoltesi con archiviazione o assoluzione, tranne una tuttora in dibattimento civile.

Ed è a lui che, in ambulanza,  il paziente viene portato in fin di vita, quando ormai gli specialisti avevano deposto le armi, consci che rimettere le mani nel suo addome sarebbe stata una missione impossibile. “A inviarmelo sono stati i colleghi che l’avevano operato e che non se la sentivano di reintervenire. Nel mio reparto è arrivato con l’addome aperto”, – rivela Huscher a La Repubblica  – che di casi analoghi, cioè complessi, ne ha visti e trattati tantissimi nella sua carriera, tra Usa, Roma, Milano, Isernia (università del Molise), Benevento, Padova, e, adesso, Vallo della Lucania.

Quindi il giorno dopo lo abbiamo sottoposto a “cefalo-duodenopancreasectomia”, nota come tecnica di salvataggio». Si tratta di una procedura che, pubblicata su Pancreatology e su Annals of Surge- ry, porta il nome dello stesso Huscher: «Si realizza attraverso una sutura particolare eseguita con uno stent coronarico (il device uti- lizzato per riaprire le arterie coronariche, ndr) che unisce il dotto pancreatico all’intestino, – aggiunge il chirurgo – ed è finalizzata a ripulire l’addome in toto con l’asportazione massiva di più organi. La tecnica offre infatti maggiori chan- ce di riuscita di un intervento di per sé particolarmente complesso e delicato».

Adesso il paziente sta meglio e, dopo otto giorni di Rianimazione, è tornato a casa il giorno della vigilia. Un regalo di Natale, per lui e per la famiglia. Guarito? «No, – avverte Huscherma sicuramente avrà vita più lunga e di migliore qualità».