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I conti in rosso della Gesesa Spa suscitano grande attenzione da parte dell’opinione pubblica ed in particolare dei 3.300 cittadini, rappresentati dal Comitato sannita Abc, che chiedevano la gestione pubblica dell’acqua con un referendum affossato dall’amministrazione Mastella. Ci lasciano esterrefatti le dichiarazioni rilasciate dall’avvocato Russo, quando afferma che la gestione del servizio idrico integrato sta diventando “una missione ai limiti dell’impossibile”.

I costi sostenuti dalla società per garantire la depurazione non sono uno “sforzo” della Gesesa, ma un obbligo di legge peraltro imposto dalla Procura della Repubblica dopo che, nell’ambito del procedimento in corso, si afferma che la gestione targata Acea ha ridotto i nostri fiumi in “cloache a cielo aperto”. Se Gesesa ha garantito la depurazione non ha fatto nessun miracolo (quelli neanche Gesù sempre li fa), ma ha soltanto ottemperato alla legge per garantire il rispetto della normativa ambientale. È chiaro, invece, che l’azienda sta preparando rincari in bolletta che ancora una volta ricadranno sulle fasce più deboli della popolazione. Recuperare le perdite di 700.000 euro attraverso aumenti delle tariffe significa ammettere quello che il comitato Abc sta gridando da anni: “il diritto all’acqua è un diritto umano essenziale, perché determina la sopravvivenza delle persone ed è condizione per l’esercizio di altri diritti umani (Laudato sì cap. II – 29)” ed è per questo che non può essere lasciata in balia degli aumenti dei costi dell’energia e del mercato.

L’unico modo per garantire il diritto all’acqua sicura per tutti i cittadini è una gestione pubblica ed efficiente, come sta avvenendo a Napoli azienda speciale con le tariffe tra le più basse d’Italia. Ci preme sottolineare, inoltre, che quanto dichiarato dall’avvocato Russo: ”Siamo l’unica provincia d’Italia a non avere un gestore unico” non corrisponde a verità. Ci sono purtroppo numerose province italiane dove non si è ancora istituito il servizio idrico integrato e realizzato il gestore unico di ambito. Questa è una situazione nota a tutti, tant’è che Filippo Brandolini, presidente Utilitalia (la federazione che riunisce le aziende che operano nei servizi pubblici per l’acqua) l’ha certificata il 04.10.23 nel corso del Forum dell’acqua di Lega Ambiente.

Ci rendiamo conto che Gesesa/Acea vorrebbe accedere ai finanziamenti del PNRR, ma non può arrivarci perché una norma folle del Governo Draghi ha stabilito che i fondi possono essere concessi solo dove c’è il Gestore Unico, escludendo in tal modo tante province del sud dove le perdite arrivano quasi al 60% come a Benevento. Del resto la Gesesa (allora Beneventana Servizi, nella convenzione del 1991) aveva assunta l’obbligo di “ottimizzare, ampliare e potenziare i servizi” (art. 5 della convenzione). Quindi prima di parlare di aumenti delle bollette, il privato farebbe bene ad investire nelle reti (senza aspettare i soldi pubblici) per ridurre le perdite e rispettare la convenzione (scaduta) che il Comune di Benevento ha generosamente rinnovato per ben due volte, quando invece avrebbe dovuto risolverla per inadempimenti contrattuali.

Vogliamo, infine, ricordare al vicesindaco avv. De Pierro, che ci accusa di “falsità e disinformazione” che il comune di Benevento è socio al 38% di Gesesa Spa. Le perdite di bilancio, pertanto, pur se ripianate con il fondo di riserva della società, sono subite anche dal comune e di conseguenza dalle tasche dei cittadini. Il comitato sannita Abc è composto da volontari (credenti e laici) che hanno a cuore solo la difesa del bene comune. Non abbiamo mai fatto disinformazione, al contrario abbiamo aperto gli occhi su un problema urgente che pesa sulle generazioni future. Se essere ideologici vuol dire seguire la Costituzione e gli insegnamenti di Papa Francesco, allora vuol dire che siamo estremamente ideologici, ma molto disorientati, imbarazzati e turbati, da scelte politiche che affidano la gestione del bene più prezioso del Sannio alle multinazionali.