Era il 23 maggio 2015, quando Gaetana Catalano, 70 anni di Ceppaloni, appena tornata dal viaggio spirituale a Lourdes quando, scesa dal treno bianco Unitalsi alla stazione di Benevento si accasciò al suolo. Trasportata urgentemente al vicino pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli venne sottoposta a degli esami e dopo essersi ripresa venne dimessa. Poco dopo, però, accusò un altro malore e accompagnata nuovamente al pronto soccorso, purtroppo morì.
I familiari della donna avevano denunciato l’accaduto facendo partire così un’inchiesta con la successiva autopsia della donna. Il 26 ottobre 2018, dopo tre anni, la decisione del GUP Flavio Cusani di rinviare a giudizio uno dei due medici indagati per quella morte. A processo fu chiamata la dottoressa del pronto soccorso Agnese Miranda, 43 anni. Secondo gli inquirenti, il 23 maggio 2015, per imperizia o negligenza, nella qualità di medico del Pronto Soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, cagionava la morte della signora Catalano.
Secondo l’accusa la Catalano giungeva presso il Ps con sintomatologia sospetta e veniva sottoposta dalla Miranda (medico di turno) ai soli esami di laboratorio, ECG (ritenuto regolare dal cardiologo) ed emogasanalisi arteriosa, per poi essere dimessa con indicazione di terapia gastroprotettore. Immediatamente dopo, verso l’uscita dal Pronto Soccorso, la donna di 70 anni manifestava un nuovo episodio lipotomico con rilascio sfinterico, nell’occasione del quale veniva nuovamente ricondotta al Ps dove veniva effettuato dosaggio makers di necrosi miocardica, non effettuato in occasione del precedente prelievo ematico. Per gli inquirenti tale omissione, non consentiva di approvare una giusta diagnosi ed aveva portato ad una diagnosi tardiva della sindrome coronaria acuta, che conduceva ad un repentino peggioramento clinico, causando il decesso della donna poche ore più tardi per arresto cardiaco.
La donna imputata per omicidio colposo, assistita dall’avvocato Alfonso Furgiuele, è comparso dinanzi al giudice monocratico Graziamaria Monaco respingendo ogni accusa circa la morte della donna, ed evidenziando come, a suo dire, il decesso sarebbe avvenuto per cause non dipendenti dalla sua imperizia. Costituitasi parti civili nel processo i familiari della vittima assistiti dall’avvocato Valeria Verrusio. Il prossimo 11 gennaio ci sarà l’esame dei consulenti della difesa e dell’ultimo consulente del Pubblico Ministero Maria Colucci prima della sentenza del giudice.