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“Perché la nostra protesta, unitamente a quella di qualche altra associazione, non trova il sostegno dei sindaci dei comuni del Sannio attraversati dalla SS 372, denominata ‘Telesina’? Escludendo che possa trattarsi di una sorta di reverenzialità verso l’Anas, che tra l’altro è deputata al rilascio delle autorizzazioni per l’installazione dei gabbiotti dove vengono installati gli autovelox (e sulla ‘Telesina’ ce ne sono tanti), perché i sindaci non affiancano e si uniscono alle richieste dei cittadini volte alla riduzione dei tempi per gli interventi programmati sull’importante asse viario?”

Così l’associazione italoamericana no profit “Icosit” replica ai chiarimenti diffusi dall’Anas in merito alla protesta per le code chilometriche che si registrano quotidianamente in seguito alla riapertura del cantiere per i lavori in messa in sicurezza del viadotto “Pantano” sulla SS 372, tra gli svincoli di Paupisi e Ponte.

“Non entriamo nel merito – dicono i vertici di Icosit – della tipologia, della necessità e delle modalità degli interventi volti alla sicurezza stradale, come puntualmente ha tenuto a precisare l’Anas. Ci sia però consentito accampare una unica richiesta: fate presto!. Non basta consigliare percorsi alternativi al traffico pesante per evitare la formazione di code: c’è la necessità di accelerare, questo si, i tempi di realizzazione dei lavori, magari aumentando le unità lavorative sul cantiere (?). I cittadini della Valle Telesina e del Titerno per recarsi a Benevento (e viceversa) sono costretti ad essere automuniti non esistendo una sufficiente rete di collegamenti pubblici tra il capoluogo sannita e i comuni della provincia. Siamo certi che l’Anas, che ha grandi capacità e così come ha fatto per analoghi interventi sullo stesso asse viario ricadente però in altra provincia (Caserta), saprà andare oltre ai consigli e alla diffusione del cronoprogramma degli interventi. Percorrere quotidianamente questo tratto di strada per altri quattro mesi e in queste condizioni sarà veramente un’impresa difficile anche perché per i ‘coraggiosi’ automobilisti non esistono percorsi alternativi che ne allevino la ‘mission’”.