Si è conclusa dinanzi alla Corte d’Appello di Napoli l’ultima udienza a carico di Salvatore Piscitelli, Veronica Morgillo e Francesco Iannone, tutti accusati di far parte del clan dei Piscitelli, noto come “I Cervinari”. Il processo, scaturito da una maxi-operazione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli che aveva portato all’arresto di 39 persone, ha coinvolto l’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di droga, con base tra il basso casertano e la Valle Caudina.
La Corte ha ridotto ulteriormente le pene inflitte ai tre imputati in primo grado. Salvatore Piscitelli, alias “O’ Cervinar”, considerato dalla DDA uno dei vertici dell’organizzazione, ha visto la sua condanna scendere a 8 anni rispetto ai 9 anni inizialmente inflitti dal GUP e ai 13 anni richiesti dalla Procura. Francesco Iannone, noto come “Pippetto”, ritenuto tra i capi del clan, ha ottenuto una riduzione a 8 anni e 4 mesi, nonostante la gravità delle accuse e la presenza di una recidiva specifica reiterata che avrebbe potuto aggravare la pena. Anche per Veronica Morgillo, compagna di Iannone e figura di spicco dell’organizzazione, la pena è stata ulteriormente diminuita, passando dai 7 anni e 5 mesi stabiliti in primo grado ai 5 anni decisi in Appello.
L’avvocato Vittorio Fucci, che ha rappresentato la difesa dei tre imputati, ha ottenuto un risultato significativo, soprattutto considerando che le riduzioni sono state concesse senza che gli assistiti abbiano fatto ricorso al patteggiamento o ammesso alcuna responsabilità. Questa scelta lascia loro aperta la possibilità di un ulteriore ricorso in Cassazione, annunciato dalla difesa subito dopo la sentenza.
Il processo contro il clan dei Piscitelli aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica una delle organizzazioni più attive nel traffico di droga tra il Casertano e la Valle Caudina. Salvatore Piscitelli, soprannominato anche “Salvatore O’ Slav”, è fratello di Raffaele Piscitelli, il noto boss arrestato dopo una lunga latitanza, e di Filippo Piscitelli, indicato come il promotore del clan. Le indagini della DDA avevano delineato un quadro complesso, evidenziando il ruolo cruciale dei tre imputati nel controllo delle rotte del narcotraffico.
Con questa sentenza, si apre una nuova fase. I tre imputati, già scarcerati da qualche anno e posti ai domiciliari, potrebbero non dover tornare in carcere grazie al periodo di detenzione già scontato. Questo risultato, come sottolineato dall’avvocato Fucci, rappresenta un importante traguardo, ma non chiude del tutto la vicenda giudiziaria, che ora si sposta sul terreno del ricorso in Cassazione.