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di Valentina Scognamiglio

Cosa accade quando si perde una persona cara? Si può andare avanti e continuare la propria vita come se niente fosse oppure è più semplice perdersi nel dolore rimanendo immobili in un passato che ci da un piacere amaro? Sono queste le domande che ci si pone guardando “La vacanza”, un’opera di Giovanni Anversa i cui protagonisti sono Orsetta De Rossi, Sabrina Knaflitz e Pino Strabioli.

Una scenografia scarna ma d’impatto. Avvolti da una suggestiva luce rossa nella cornice del cortile della Rocca dei Rettori e sorretti dalla splendida musica del maestro Marcello Fiorini, i tre protagonisti mostrano come può essere la vita dopo la perdita di una persona amata. Due madri in lutto per i propri figli e un uomo distrutto dalla morte del compagno si incontrano per caso in un cimitero e iniziano a conoscersi. Sono tutti e tre bloccati dal dolore e fermi ad una vita che non esiste più. Poi un colpo di testa, scappano al mare per una sorta di vacanza dal dolore. Ma a cosa porterà questa fuga? In realtà a nulla. Gli offrirà solo la possibilità di staccare per un attimo dalla propria sofferenza che però si ripresenterà prepotente ed ingombrante con una piccola differenza, non si è per forza soli nel proprio dolore. Per quanto il dolore per la morte di un figlio è diverso da quello per un compagno è forte allo stesso modo e porta alle stesse difficoltà, la paura di essere soli, di non poter più gioire con la persona amata, l’incapacità di rifarsi una vita. Eppure per un attimo, la vicinanza di persone che provano la stessa sofferenza riporta la voglia di vivere, una fugace felicità che scomparirà nel momento in cui si realizza che la persona amata non ritornerà.

Uno spettacolo che porta a riflettere su un tema, com’è quello della morte, indagato da registi e poeti. Un tema difficile da trattare in un modo che non porti un senso di tristezza e di angoscia. Ma “La vacanza” non lascia in bocca l’amaro, quello che in realtà suscita è un profondo senso di empatia verso i protagonisti e verso se stessi, perché tutti abbiamo perso una persona cara e tutti sappiamo, in modo più o meno profondo, cosa vuol dire soffrire per la mancanza di una persona amata che è stata parte importante della nostra vita.