La Cittadella degli Uffici di Benevento fa ancora discutere, anche con l’apertura dei cantieri ormai imminente. A intervenire, ribadendo dubbi e perplessità già manifestati in passato, è l’avvocato Luca Coletta, presidente del comitato ‘Giù le mani dai pini’.
“Mentre il mondo celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente ammonendo che la Terra è una sola, il Comune annuncia, urbi et orbi, l’avvio dei lavori per la realizzazione della cd. Cittadella del Uffici nell’ex caserma Pepicelli sul Viale degli Atlantici.
Per il momento aprirà il cantiere per la ristrutturazione di due dei complessivi dodici edifici, destinati a ospitare la nuova sede della Guardia di Finanza; poi, almeno nei desiderata dell’Agenzia del Demanio, sarà la volta di Dogana, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle Entrate, MIBACT, Archivio di Stato, Uffici del Ministero del Lavoro, parte del Tribunale (Archivio e Giudice di Pace).
L’obiettivo, precisa l’Agenzia, “è realizzare un’importante operazione di razionalizzazione che consentirà di recuperare un immobile pubblico inutilizzato e, al contempo, di generare consistenti risparmi attraverso l’eliminazione di affitti passivi e la riduzione delle spese gestionali”.
A siffatto progetto l’attuale sindaco ha entusiasticamente aderito, intestandosene addirittura il “merito”, evidentemente propiziato dalla rivendicata, antica amicizia e comune militanza democristiana col direttore Generale del Demanio. E tal “successo” proprio dal sindaco sarebbe stato indicato come motivo principale dell’agognato abbattimento di massa dei pini, a suo dire pericolosi per la presumibile valanga di utenti impunemente riversata sul Viale degli Atlantici.
Il progetto è stato inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza quale – presunto – esempio di rigenerazione urbana.
Chi scrive espresse personalmente già nel 2020, quindi in rappresentanza del Comitato l’anno successivo, chiaro dissenso con una serie di argomenti ripresi, in parte, dal candidato Luigi Perifano nella recente civica campagna elettorale.
Quest’ultimo insisté, in particolare, sull’insufficienza dei posti auto, così come certificato dallo stesso dirigente comunale, Ing. Perlingieri, il quale, nel parere di sua competenza, evidenziò la sufficienza degli spazi di sosta interni al complesso per i soli dipendenti, sottolineando la necessità per gli utenti di servirsi delle aree a parcheggio limitrofe, per poi rimarcare la “necessità di procedere a un’attenta e minuziosa valutazione tecnica circa l’offerta di parcheggio esistente in zona nonché ad un’analisi dei flussi di traffico che saranno certamente incrementati per effetto della nuova ubicazione di molteplici uffici pubblici ”.
Il punto nodale della questione appare, tuttavia, un altro.
Quand’anche si reperissero all’interno della Caserma i posti auto sia per il personale sia per gli utenti, rimarrebbe la palese inadeguatezza del contesto urbano in cui il mastodontico intervento si verrebbe ad inserire.
Le auto non volano e per giungere alla meta devono attraversare le già intasate arterie stradali cittadine per poi, nel tratto finale, percorrere il Viale degli Atlantici che, tuttavia, è da tempo in manifesta sofferenza nella sua – mortificante – funzione di parcheggio e viabilità. Sofferenza ulteriormente evidenziata ad esempio dalla recente campagna vaccinale di massa.
E non basterebbe, già secondo elementare buon senso, a evitare il pesante carico veicolare mettere a posto – finalmente – il manto stradale da piazza Castello a salire o far fuori questi alberi che non si decidono a tirare le cuoia, magari abbattendosi su pedoni, automobilisti e motociclisti che quotidianamente transitano per il Viale.
È facilmente immaginabile che spostare sul Viale così tante attività amministrative e di servizio darebbe il colpo di grazia a questa parte della città, pregevole e destinata per sua vocazione a passeggiata e luogo di relazioni umane, con incontrollato incremento del carico antropico e veicolare e conseguente innalzamento dell’inquinamento a livelli insostenibili.
Altro che transizione ecologica e rigenerazione urbana!
Il progetto in questione consente certamente il riuso dell’esistente ma ignora, sciaguratamente, ciò che c’è e che vive intorno; esso viene calato ex abrupto dall’alto, violando la destinazione urbanistica impressa dal PUC (zona F5) e senza tener conto delle caratteristiche della zona circostante e del devastante impatto sulla stessa.
Il contrario di ciò che, ad esempio, si sta facendo a Brescia, dove è in atto il progetto di trasformazione edilizia e urbanistica dell’ex Caserma “Achille Papa”, di proprietà del Demanio, al fine di riallocarvi Amministrazioni dello Stato già presenti sul territorio e, segnatamente, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, Motorizzazione Civile.
Il progetto oltre a opere di restauro e risanamento conservativo degli edifici di maggior pregio – volte a preservare la memoria storica del sito -, di demolizione di alcuni fabbricati e di nuova costruzione di sei edifici funzionali alle attività delle insediande Amministrazioni, prevede opere complementari quali nuove strade, sistemazione di marciapiedi, realizzazione di parcheggi pubblici di servizio, dotazione di spazi verdi permeabili e piantumazioni ad alto fusto all’interno dell’area, creazione di una pista ciclabile.
L‘intervento inoltre afferisce a compendio immobiliare inserito “in contesto prevalentemente industriale in posizione periferica lungo due principali assi viari cittadini, uno tangenziale (via Oberdan) e uno di penetrazione (via Franchi).”
Insomma, il progetto s’inserisce armonicamente nel tessuto cittadino grazie a nuove connessioni ciclo-pedonali e carrabili e a ben 8.800 mq dedicati agli spazi verdi, sui quali saranno piantati filari di alberi e siepi arboree con funzione di mitigazione degli inserimenti, di regolazione microclimatica, di ombreggiamento e salubrità ambientale.
Il tutto infine è stato concepito di concerto tra Demanio e Amministrazione e, quindi, in linea con gli indirizzi di pianificazione e sviluppo territoriale del Comune di Brescia.
Da noi invece, del progetto – in un quadro locale privo di qualsivoglia idea di città e di pianificazione urbanistica, del verde e della mobilità improntate per davvero al concetto di sostenibilità ambientale – si sa solo ciò che trapela sui giornali dai comunicati del Comune e dalle dichiarazioni “difensive”, mandate giù a memoria, degli amministratori.
Si trascurano le esigenze e la salvaguardia della zona interessata rientrante nel centro storico, al punto tale da giustificare in nome della realizzanda Cittadella la distruzione massiva di piante monumentali e con esse di un irripetibile ecosistema.
A oggi non è stato chiarito, in maniera convincente e partecipata e al di là di frasi fatte, quale sarebbe l’effettivo beneficio in termini di migliore qualità della vita per la città, per gli abitanti e fruitori del Viale, mentre è chiarissimo l’unico vero scopo: il risparmio per lo Stato, nonché la possibilità per esso di fare cassa, liberando e vendendo edifici di proprietà.
Un risparmio che, tuttavia, rischia, se non si fa marcia indietro, di costare carissimo ai sudditi beneventani”.