Con ‘Ciarlatani‘, andato in scena ieri sera al Teatro Comunale, si è chiusa la stagione invernale della rassegna “Benevento Città Spettacolo Teatro”. Una pièce densa, raffinata e tutt’altro che convenzionale, che ha lasciato il pubblico sospeso in quello stesso limbo di incertezza in cui spesso si trovano a vivere coloro che operano nel mondo dello spettacolo, tra sogni, ambizioni e una realtà che non sempre premia.
L’opera, scritta da Pablo Remón, mette al centro due protagonisti in crisi: Anna, attrice di talento relegata a ruoli marginali, e Diego, regista di successo colto in una fase di svolta. Le loro storie si intersecano e si riflettono nella figura-ombra di Eusebio Velasco, padre di Anna e regista leggendario, ormai scomparso e quasi dimenticato.
Tre piani narrativi, tre linguaggi teatrali differenti – dal realismo alla narrazione onirica, fino alla meta-narrazione – si fondono in un unico spettacolo. E proprio in questo spaesamento risiede il messaggio più potente di ‘Ciarlatani‘: l’instabilità del percorso artistico, la frustrazione dell’attesa, la tensione costante verso un successo che, una volta raggiunto, rischia di rivelarsi illusorio.
Protagonista indiscusso della serata, Silvio Orlando regala una prova d’attore magistrale. Ora candidato ai David di Donatello come Miglior attore protagonista per il film ‘Parthenope‘ di Sorrentino, Orlando si conferma anche in teatro un interprete straordinario, capace di attraversare con naturalezza ruoli diversissimi tra loro. Colpisce in particolare per l’umanità con cui dà vita a un bambino di sei anni, senza mai cadere nella caricatura, ma restituendo innocenza e autenticità in poche, misurate battute.
Accanto a lui, altri tre attori eccellenti, Blu Yoshimi, Francesca Botti e Francesco Brandi, costruiscono un intreccio corale in cui ogni scena si moltiplica per voci, volti, stili. Ne risulta una rappresentazione fluida, mutevole, in cui viene posto in discussione ciò che è vero e ciò che è recitato, dentro e fuori dal palco.
Una satira del mondo della rappresentazione sia teatrale che televisiva, non improntata ad un facile cinismo, ma piuttosto riflessione dolceamara su cosa si sia disposti a mettere in gioco – sul piano umano e professionale – per ottenere successo, e quale consistenza abbia realmente il successo.
Silvio Orlando in ‘Ciarlatani’, l’inquietante miraggio del successo

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