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Benevento – C’è la possibilità di tutelarsi dalle fake news, soprattutto nell’epoca presente in cui la rivoluzione digitale sta radicalmente mutando il modo di scambiarsi informazioni? E su cosa si basa il nuovo paradigma? A rispondere a tali interrogativi, a fornire delucidazioni analizzando il ruolo della comunicazione scientifica, è il noto divulgatore Alessandro Cecchi Paone, che oggi pomeriggio ha incontrato studenti, professori e ricercatori nell’ambito dell’incontro organizzato da Unisannio Cultura presso la Sala Lettura di Palazzo De Simone, a Benevento
Per il popolare giornalista e conduttore televisivo non basta adoperare gli schemi consueti ed il ‘buon senso’, ma “l’unico modo per difendersi da questo fenomeno è apprendere un nuovo linguaggio – spiega – diverso da quello derivato dalla nostra civiltà e cultura, che per quanto abbia prodotto di straordinario in passato, non è più adatto alla trasformazione operata in tutti i campi dal digitale”. 
In effetti quello delle fake news è un fenomeno ormai sempre più diffuso, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni e la cui pericolosità nell’influenzare l’opinione pubblica è tristemente nota nel mondo della politica e va evidenziandosi anche nel settore del business. 
A fare gli onori di casa il rettore dell’ateneo sannita, Gerardo Canfora, che si è soffermato su quanto sia fondamentale parlare di scienza in maniera chiara e comprensibile: “Oggi è sempre più difficile utilizzare un linguaggio che sia accessibile a tutti. Ad esempio, gli allarmismi che leggiamo quotidianamente su vari temi, non sono tollerabili”. 

E Cecchi Paone ha così proseguito: “La lingua davvero universale nel mondo è quella espressa dai numeri, legata per sua natura al digitale. È l’unica che supera ogni tipo di differenza, di frontiera e di discriminazione. Oggi è più facile parlar difficile che parlar chiaro, mentre il linguaggio comune espresso in chiave numerica lo è. D’altronde ormai i giovani pensano digitale, non analogico, quindi tutto un altro mondo a livello di percorsi conoscitivi; se non capiamo questo non avremo mai un atteggiamento corretto nei confronti del futuro e delle nuove generazioni. Non capiremo mai il mercato di oggi né soprattutto il mercato di domani e non avremmo difese anche nei confronti delle fake news, perché se non parliamo la stessa lingua, tutto può essere fake news.

Su cosa si basa quindi il nuovo paradigma? “Io credo – conclude il giornalista romano – che i giovani abbiano rilanciato una nuova forma di conoscenza ideogrammatica. L’immagine sta prendendo decisamente il sopravvento rispetto alla parola: oggi più facilmente si invia un emoticon invece di esprimere emozioni e sentimenti in forma discorsiva. In questo senso nel mondo vi sono popoli più avanti di noi, che siamo ancora troppo legati all’eredità della cultura occidentale: i cinesi, in quanto ideogrammatici per natura; gli indiani, che annoverano i più esperti softwaristi del mondo; e gli ebrei sono in maggior parte coloro che gestiscono la nuova conoscenza digitale ed informatica”.  

Tra i protagonisti del convegno anche Giovanni Filatrella, professore di Fisica Sperimentale, che è intervenuto su “Lo scienziato di massa fra divulgazione e rigore” e Corrado Aaron Visaggio, professore di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, che si è soffermato sull’importanza dell’economia dell’innovazione.