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Ancora una puntata relativa all’antipatica storia delle ‘case fantasma’ di via Pisacane. Case definite virtuali per proprietari in carne ed ossa. Persone che hanno pagato per un bene mai sfruttato, mutui che sono ancora in atto.

In tutto questo tempo, dall’intervista con l’avvocato Giorgione ad oggi, le cose non sono cambiate: i soldi buttati all’aria sono aumentati, la case non sono vissute e se si può peggiorare, arriva anche l’Imu per i proprietari di casa. E riguarda l’anno 2018. Ci sono altri 5 anni per arrivare all’anno in corso.

Un dato va subito messo in chiaro, come ha spiegato correttamente l’assessore alle Finanze Maria Carmela Serluca: “Il presupposto normativo per esigere il pagamento dell’Imu è la proprietà dell’abitazione. Ed è un requisito che nella vicenda delle case di via Pisacane ricorre”. Insomma non è richiesta la vivibilità come requisito, ma il possesso e quello è un dato di fatto. Non aiuta la possibilità dello sgravio del 50%, anche se può essere un contentino. Resta la situazione antipatica, resta l’aver versato caparre importanti per vedere il proprio bene deteriorarsi e lasciato in stato di abbandono. Una considerazione che, per forza di cose, apre a un ulteriore spesa. Le case rovinate dal tempo, le erbacce, le distruzioni vanno comunque risolte attraverso nuovi pagamenti.

Un meccanismo che si è inceppato tra il fallimento della precedente ditta e la curatela che non ne vuole sapere di liberare il fabbricato a una ditta pronta a completare l’opera. E la politica? Serve anche quella, serve intermediare per trovare una soluzione se proprio non si può entrare nel contenzioso. In fondo anche i residenti di via Pisacane sono beneventani.

Ed è proprio quello che chiedono le famiglie: “Invece di invitare i proprietari al Comune per avere uno sgravio (oltretutto non giusto), perché il Comune non invita la curatela fallimentare a Benevento e si cerca di trovare un punto d’incontro?
Gli investitori ci sono che vogliono comprare ma sono loro che non mollano, e noi famiglie non ce la facciamo più. Siamo in difficoltà economica con problemi e famiglia sulle spalle. Non ci basta più il ‘dovete aspettare’, ci serve un aiuto”.

E in tutto questo, il tempo passa, le case stanno là e lo stato di incuria è ben visibile, all’esterno come all’interno. In una zona in via di sviluppo, basti pensare che alle spalle sta per nascere il secondo McDonald’s della città. Da una parte si soddisfa lo stomaco, dall’altra non si ha un tavolo per consumare una cena.