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Quando si mettono in piedi eventi pubblici è quasi normale non incontrare il gusto di tutti. Si parla, ovviamente, del recente Bct, nella sue diramazioni televisive e musicali, e dell’imminente Città Spettacolo.

C’è sempre la voce fuori dal coro che non approva l’uno o non approva l’altro. C’è chi critica una scelta, chi avrebbe portato altro, chi vorrebbe meno musica e più cultura, chi vorrebbe ritornare a un fasto antico, dei Gregoretti e Costanzo per intenderci, senza aver mai vissuto quell’epoca e sapere di cosa parla. Insomma mettere in piedi eventi del genere significa affidarsi alla volontà delle persone.

E in queste circostanze che viene fuori il meglio, o il peggio, dipende dai punti di vista. Se ne facciano una ragione i direttori Frascadore e Giordano, non si riuscirà mai a mettere d’accordo gli specialisti della materia che giudicano ‘a piede libero’ cartelloni interessanti o meno, dimenticando che il più delle volte il giudizio nasce dal gusto personale. Un gusto personale che, alla fine, diventa gusto generale.

Ma non funziona proprio così. Non funziona in una realtà nella quale è ‘A’ e ‘Z’ hanno lo stesso valore. Non si fa nulla? La città è morta e non è attrattiva. Si fanno eventi? Sono brutti, poco attrattivi e non rispondenti al concetto di partenza. Prendiamo ‘Città Spettacolo’, ad esempio. Un cartellone nazional popolare con alcuni nomi di grido nel panorama musicale attuale. Va bene, ma manca la cultura, o almeno manca se non viene letto il cartellone per intero. Per carità, può piacere oppure no, questa è la libertà e la democrazia. Ma la cultura c’è, come nel Bct c’è tutto ciò che è lo schermo attuale.

E quando gli eventi culturali entrano nel vivo o si entra nel classico evento di nicchia, poi, ti accorgi che l’organizzazione deve aprire i cancelli per far entrare gli spettatori perchè i tagliandi staccati si contano sulle dita delle mani. Si chiede cultura e non ci si va.

E allora permettete la provocazione: cosa si direbbe se Benevento non avesse più Città Spettacolo e Bct? Sarebbero tutti contenti per due pacchetti presi e portati da altra parte o interrotti? Finalmente non ci sarebbe più da parlare di zone cuscinetto che turbano i sonni, parcheggi mancanti, aree chiuse, lunghe file e camminate per raggiungere l’Arena Musa, buffer zone e Cene in bianco.

Sarebbero tutti più sereni, forse non ci sarebbe da parlare per i ‘tuttologi’, la città tornerebbe a essere morta, come sempre del resto. 

Una provocazione e basta, Benevento Città Spettacolo ha nel nome la sua destinazione geografica, non può essere portato al di fuori per una serie di questioni. Un pensierino, però, soprattutto Antonio Frascadore, a questo punto potrebbe anche farlo, sarebbe lecito. La gratitudine è una moneta introvabile per chi ha il merito di voler regalare qualcosa, bello o brutto che sia, a una città che per tutti è morta. E forse tutti vorrebbero rimanesse così.