“Nelle 15 carceri della Campania ci sono 6.704 detenuti presenti a fronte dei 6.229 posti disponibili con un conseguente sovraffollamento del 107%, poco al di sotto della media nazionale del 109%. Il dato della presenza di detenuti stranieri invece è molto al di sotto della media italiana: 12,6% contro il 31,5%. I valori medi del sovraffollamento, comunque, non sono sufficienti a rappresentare le criticità di alcuni istituti: Benevento 139%, Pozzuoli 135%, Arienzo 132%, Vallo della Lucania 130%, Napoli Poggioreale 124% che pure, rispetto a gennaio 2022, ha visto diminuire la presenza di detenuti di 180 unità (-16,8% di sovraffollamento)“.
Dati snocciolati da Orlando Scocca, Fp Cgil Campania per la Polizia Penitenziaria: “Il minore sovraffollamento rispetto al dato nazionale però, non deve farci dimenticare la situazione delle carceri campane nel loro complesso che versano in una condizione allarmante con conseguente carico di lavoro a carico soprattutto delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria”. “L’inerzia del Provveditorato regionale della Campania dell’amministrazione penitenziaria – prosegue Scocca – che non ha fatto nulla rispetto alla gravissima emergenza in cui versano le carceri, soprattutto in relazione alle nefaste condizioni lavorative e aggressioni subite dai poliziotti penitenziari ed in particolare, rispetto agli eventi critici verificatisi di recente nelle carceri, ci vedranno come FP Cgil Polizia Penitenziaria, promotori e partecipi della manifestazione di protesta davanti alla sede del PRAP Campania il prossimo 20 febbraio a Napoli”.
“Siamo di nuovo di fronte ad un trend di crescita delle presenze di detenuti in tutta Italia – dice Mirko Manna, Fp Cgil Polizia Penitenziaria – che il 31 gennaio scorso contava 56.127 detenuti presenti sui 51.403 posti disponibili dichiarati a cui andrebbero tolti anche quei posti non disponibili, per manutenzioni o riparazioni in corso e che l’amministrazione penitenziaria evita di comunicare al Ministero della Giustizia che pubblica quindi dati non perfettamente corrispondenti alla realtà. Secondo questi dati, il sovraffollamento delle carceri italiane, al 31 gennaio, si attesta sul 109% con 31,5% di detenuti stranieri (17.687 in tutto). Un dato che dimostra una crescita di 1.993 detenuti rispetto all’anno precedente che corrispondono ad un incremento del 2,5% del sovraffollamento nazionale. A subire gli effetti di questo trend di nuovo in crescita, sono le donne e gli uomini del corpo di polizia Penitenziaria che sono obbligati a sopperire, loro malgrado, a tutte le inefficienze dell’amministrazione penitenziaria e anche delle altre amministrazioni. Un esempio per tutti è la situazione delle aggressioni nei confronti dei poliziotti da parte di detenuti con problemi psichiatrici che feriscono gli agenti e devastano le celle (quelle che poi non vengono riportate nelle statistiche). Una situazione non più sopportabile per la Polizia Penitenziaria e un danno economico non indifferente per le giornate lavorative perse e i danni materiali a carico del bilancio dello Stato. Oltre al sovraffollamento in crescita, c’è da registrare un calo delle presenze in servizio dei Poliziotti Penitenziari il cui bilancio tra chi per anzianità o per scelta va in pensione e le assunzioni che il Ministero della Giustizia e il Dap riescono a programmare ogni anno, è inevitabilmente in passivo, considerate anche le risorse economiche dedicate alle assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria che ogni Governo di ogni colore perpetua da anni”. “Al Dap – conclude Manna – abbiamo chiesto di fornire ai sindacati più informazioni reali e puntuali su molti dati statistici sui quali intavolare delle serie riflessioni con l’amministrazione, il Ministero e il Governo, che siano il più possibile scremate dalle opinioni di parte e dalle emergenze mediatiche dell’attualità. Serve una programmazione di lungo termine sull’intero settore penitenziario nel suo complesso, da affrontare con tutti i lavoratori coinvolti, Polizia Penitenziaria, dirigenti e personale degli uffici centrali, con i quali disegnare il futuro del sistema penitenziario”.