Tempo di lettura: 2 minuti

“Ancora tensioni nel carcere di Benevento dove stamane un gruppo di facinorosi, tra i quali alcuni recidivi provenienti dal carcere di Santa Maria Capua Vetere, si sono rifiutati di rientrare nelle proprie camere di pernottamento dopo le attività trattamentali, mettendo a repentaglio l’ordine e la sicurezza all’interno del penitenziario sannita. È scattato l’allarme e c’è stato l’intervento del vicecomandante di reparto con il quale i ristretti coinvolti hanno avanzato delle pretese tra cui più regime aperto, risoluzione problema acqua calda e abolizione pagamento lavanderia”.

Lo rende noto in un comunicato il vice segretario regionale AS.P.PE confederata CON.SI.PE Tommaso De Lia. “Purtroppo a tutt’oggi – spiega De Lia – la gestione di soggetti ristretti rivoltosi non inclini al trattamento e alla rieducazione, così come organizzato in molti istituti penitenziari campani sta diventando un critico problema che mette in discussione la sicurezza di tutti”. Per il segretario regionale Asppe confederata Consipe Campania Luigi Castaldo, “quello di oggi è un campanello d’allarme che merita le dovute attenzioni da parte dell’Amministrazione Penitenziaria dalla quale aspettiamo idonei ed efficaci provvedimenti”. Secondo il segretario generale Asppe confederata Consipe Claudio Marcangeli, “le tante criticità che vive la Polizia Penitenziaria italiana sono frutto di politiche trattamentali che trovano tante incongruenze applicative dovute alla mancanza di risorse sia umane che strumentali, mancano figure professionali idonee, manca personale di Polizia Penitenziaria, mancano spazi idonei, mancano dottori ed infermieri. Tutto ciò fa’ di molti penitenziari italiani, ambienti di lavoro critici e stressanti, determinando il sistema penitenziario attuale, complesso e difficile, nonché fallimentare. Nel frattempo – conclude Marcangeli – al carcere di Benevento persiste uno scollamento tra i vertici dell’istituto ed il personale che ogni giorno è coinvolto in gravi e seri eventi critici ed è solo grazie alla loro deontologia che spesso si è scongiurato il peggio”.