“Non c’è stata alcuna rivolta”, è categorico il direttore della Casa Circondariale di Benevento Gianfranco Marcello che ha voluto smentire la ricostruzione di fonte sindacale degli agenti della Penitenziaria circa una vera e propria rivolta che si sarebbe consumata ieri presso la struttura di Capodimonte del capoluogo. Il direttore ha rilasciato la dichiarazione in occasione della visita ispettiva, peraltro programmata, del deputato di Forza Italia Francesco Maria Rubano.
“In carcere le difficoltà non mancano mai. E’ il nostro pane quotidiano e dei nostri agenti riuscendo però a fronteggiare tranquillamente le difficoltà. Chi ha fatto queste dichiarazioni se ne assumerà le responsabilità”.
Il Direttore nell’accompagnare il Parlamentare forzista ha quindi voluto dare la sua versione dei fatti che smentisce la gravità dell’accaduto, ma non la tensione che si respira nella sede carceraria e che è nota da tempo. La Casa Circondariale di Benevento che contiene circa 390 detenuti, è sorvegliata da un numero di agenti insufficiente e peraltro avanti con gli anni di servizio; inoltre il numero delle persone ristrette è assai elevato anche nell’area della massima sicurezza.
Queste criticità finiscono con l’alimentare problemi su problemi di natura gestionale. Ma da qui a parlare di rivolta, ha dichiarato il Direttore, ce ne corre: “E’ oggettiva la difficoltà ma non solo nostra, riguarda tutta la Pubblica Amministrazione di un blocco contrattuale e il turn over non è stato possibile attuarlo. Questo per le forze di polizia è un dato grave. Noi lavoriamo di squadra e quindi organizzati per fronteggiare le difficoltà. L’età media del personale è un dato oggettivo che comporta poi una serie di difficoltà“.
Il parlamentare ha sottolineato il grande equilibrio e la serenità all’interno della struttura: “Voglio mantenere sempre alta la collaborazione sinergica con gli istituti di pena, riferirò al Ministro della Giustizia Sisto. Sarà presto anche qui a Benevento. Prima c’erano presenze volgari di altri parlamentari che venivano nella struttura carceraria solo in campagna elettorale e chiedere casomai qualche voto. Occorre sinergia e rispetto istituzionale”.