Disastrato Benevento. Proprio così, perché quello a cui si sta assistendo è un declino giallorosso verso un disastro che, se non si trovano immediati correttivi, rischia di diventare annunciato. Sembra quasi di assistere nuovamente a quella débâcle manifesta che è stato il girone di ritorno dei giallorossi in serie A con Inzaghi sulla panca, quando tutto faceva presagire ad una retrocessione che poteva essere evitata senza che, ancora oggi inspiegabilmente, poco o nulla fu fatto per evitarla.
Vengono i brividi a pensare che la storia possa ripetersi, perché se retrocedere dalla serie A, a denti stretti, poteva anche essere accettato, così come è stato giustamente accettato. Tornare nell’inferno della C sarebbe un duro colpo per l’ambiente, parola da considerarsi omnia comprensiva e non solo con riferimento ai tifosi. Una retrocessione in terza serie sarebbe un colpo forse letale anche per le prospettive della proprietà.
Analizzare l’intera stagione a partire dal 1 luglio, o anche dalla ricapitalizzazione di fine giugno, sarebbe un rompicapo inestricabile. Adesso, però, quel che più conta è analizzare il passato più prossimo, il presente e l’immediato futuro per provare a porre rimedio alla situazione.
Continuare a dichiarare, da parte dei vari protagonisti, nei post partita che la “la squadra c’è, i giocatori si impegnano. Si perde per un errore individuale” e via discorrendo, vuol dire spalancare anzitempo le porte della serie C.
Sembrano un po’ le dichiarazioni di De Zerbi, parole sante e vere quelle del bresciano, ma all’epoca il Benevento sapeva sin da novembre che era già retrocesso. Quindi, nella consapevolezza di tutti (De Zerbi compreso), per provare a tenere viva la fiammella della speranza, quelle dichiarazioni, quanto meno, davano conforto e orgoglio.
Oggi la squadra giallorossa si trova nella stessa situazione? Il Benevento è da considerarsi già retrocesso? Crediamo di no. Allora quelle parole che si ascoltano puntualmente a fine match sono inopportune. Nel calcio si perde sempre per un errore proprio e si vince sempre per un errore dell’avversario. Dire che si torna a casa a mani vuote per un errore è una ‘non dichiarazione’. Speriamo che nel segreto dello spogliatoio e delle stanze societarie non corrispondano anche una ‘non assunzione di responsabilità’. In ogni caso, quelle parole servono solo a nascondere un elefante dietro il dito di un bambino.
La verità è nei numeri e quelli dicono che, al netto dei giudizi soggettivi che di volta in volta possono essere dati su dieci, venti, trenta o settantacinque minuti di partita, il Benevento nell’ultimo mese (quattro partite) ha racimolato un solo punto figlio di tre sconfitte e un pareggio. Un solo punto in 360 minuti e più di campionato.
Come i giallorossi hanno fatto il Brescia e l’Ascoli, poi nessun altro. Tutti meglio di sanniti, marchigiani e lombardi, ma almeno questi ultimi in classifica, al momento, stanno meglio dei giallorossi.
Per intenderci 2 punti li ha conquistati il Venezia (prossimo avversario dei giallorossi), 4 punti il Cosenza e la Spal, 5 punti il Cittadella, 7 punti il Como e poi via via tutte le altre squadre che non vale la pena nemmeno citare.
Questa andatura, in altri contesti, potrebbe o dovrebbe mettere a rischio la guida tecnica, ma probabilmente viene da pensare che Cannavaro goda di un credito da parte della dirigenza giallorossa che va al di sopra della sua attuale media punti. Il tecnico del Benevento si è seduto 16 volte in panchina ed ha conquistato 16 punti. Media secca di 1 punto a partita. Caserta aveva conquistato 7 punti in 6 match. Questa andatura proiettata sulle 38 giornate porterebbe il Benevento dritto ad una retrocessione in terza serie, al più, con un colpo di fortuna, potrebbe condurre ad un play-out.
Il resto sono chiacchiere che non bastano più.