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Benevento – Classifica, dimissioni, infermeria. Volendo pescare dal cilindro tre parole chiave per riassumere il tenebroso pomeriggio di Como non ci sarebbe nulla di più appropriato. Quella del Sinigaglia non è stata soltanto una sconfitta, la quinta in dieci gare, ma un’esperienza che potrebbe segnare l’ennesima svolta in questo pazzo avvio di stagione del Benevento. I punti in classifica restano nove, la zona retrocessione è a un passo e la fiducia dell’ambiente nei confronti della squadra è calata vertiginosamente.

Il pubblico è passato dall’entusiasmo per l’arrivo in panchina di Fabio Cannavaro ai mugugni per una crisi irreversibile di risultati che ha spinto il tecnico addirittura al gesto delle dimissioni. Sono state respinte dalla società – che ha invece accolto quelle del medico sociale Enrico D’Andrea – ma fanno comunque molto discutere. L’allenatore le ha spiegate come “un atto dovuto”, ma le ripercussioni che avranno su un gruppo già frustrato da troppi problemi sono tutte da verificare.

Ieri si è fermato anche Ciano dopo un durissimo contrasto con Ioannou (neppure ammonito). Il numero 28 Ha lasciato il campo dopo neanche un quarto d’ora. Pur non trattandosi di un infortunio muscolare, di quelli addebitabili alla preparazione estiva o alle metodologie di allenamento, va a rimaneggiare ulteriormente una rosa che per i prossimi impegni sarà priva anche di Vokic, lui sì vittima di una ricaduta.

Dati alla mano, i guai fisici in casa giallorossa si avvicinano a quota 20 da inizio stagione. Si va dall’enigmatico problema all’adduttore di Viviani – i cui tempi di recupero sono ormai un rebus – alle defezioni difensive di Glik e Veseli, entrambi infortunatisi contro l’Ascoli. Era il debutto in panchina del campione del mondo, da quel momento in avanti chiamato a scelte obbligate. E il pacchetto arretrato che anche a Como si è dimostrato non all’altezza della situazione.

Dando uno sguardo alla distinta di gara è inevitabile pensare che al momento anche la missione salvezza può definirsi complessa. Fatta eccezione dei giovani della Primavera, erano poche le opzioni per provare a dare una sterzata. Cannavaro sa che il Benevento attuale è una patata bollente, il suo volto già incupito nella conferenza di giovedì si è fatto tenebroso una volta che ha visto Ciano uscire in stampelle dal Sinigaglia. Il fantasista, sempre titolare nel suo Benevento, lo ha ripagato con tre assist che in due circostanze hanno fruttato due pareggi (contro Ascoli e Sudtirol). L’insostituibile per eccellenza, secondo i suoi piani, in quel progetto tattico che aveva in mente quando si presentò alla stampa e al pubblico sannita a Palazzo Paolo V.

Da quel giorno alla sconfitta di Como è passato esattamente un mese. Trenta giorni per passare dal giubilo alla manifestata volontà di mollare con le dimissioni. Che si sia trattato di un gesto d’onore o di una presa di coscienza sarà il tempo a stabilirlo. Intanto una Strega inerme annaspa e soffre nei bassifondi. Il pubblico, turbato e impotente, nulla può davanti all’ennesimo colpo teatrale di questo bimestre infuocato.

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