La scultura è la spina dorsale della splendida collettiva Cura_MONDO. A proporla nella galleria Mondoromulo arte contemporanea due artisti sanniti: Sara Cancellieri e Fabrizio De Cunto.
“Le opere di Sara e Fabrizio sono i due corpi della mostra. Corpi in quanto hanno una loro tridimensionalità ed una struttura di assemblaggi, costruito.” – ci spiega la curatrice Maria Venditti – “La tremenda leggenda della Cancellieri ci mette difronte alla monumentale potenza dell’uno che va a formare il Tutto. Le sue mine seriali, uguali e mai identiche, in un incastro ogni volta costruito/ricostruito, verificato/ricercato riescono a prendere corpo come mai riuscireste ad immaginare, considerandole singolarmente. Rimandano all’idea stessa di comunità, di società. In questo senso la sua opera è anche una maniera dissacrante di approcciare alla ceramica, inteso come pezzo unico, intoccabile, infrangibile.La Venditti prosegue: Con Puf di De Cunto, invece si entra di getto nella dimensione del gioco, come configurazione ludica e creativa. La scelta di oggetti, utensili minimi, ancillari, coseanonime ma di uso comune per realizzare le sue creazioni rende il suo gesto artistico pregno di senso, ancor prima che di significato. Il riuso, il reinventare possibilità e intercettare potenzialità in qualcosa che forse sfuggiva anche al nostro sguardo più attento, fino ad allora.”
Interessante anche il punto di vista dei due artisti sul proprio lavoro. “Cercare un oggetto, manipolarlo, combinarlo. Cercare una forma, alterarla, esasperarla. Questo è ciò che faccio, oltre a spendere tanto tempo a girare intorno al mio assemblage. Mi sembra un dinosauro, poi una scala poi una nave. Un ponte, è un ponte. È un ponte imbandierato, però non lo dico a nessuno. Ognuno trova il suo percorso per girare intorno alla stessa forma” – racconta Fabrizio De Cunto – “La cura è un percorso, una posizione in continuo movimento. È perdere tempo. Come perdiamo tempo a farci belli, a guardarci allo specchio, a scegliere la parola giusto per non creare fraintendimenti. Curare è mozzare, schiacciare, farla finita con qualcuno o qualcosa, scegliere le priorità. I percorsi sono molteplici, ma il lavoro s’ha da concludere… Puf”
Da un approccio ludico si passa ad uno stile che è sintesi, quello di Sara Cancellieri: “Centinaia le terrecotte lavorate a mano, sono mine, smaltate di verde. Un cumulo di mine, come frammenti di vita lucida, è corpo che inerme si appoggia. Non ferite ma memorie di una tremenda leggenda. Il corpo dell’opera è struttura autoportante, fatto di sé stesso, singoli pezzi che incastrati si alzano, si curvano e si poggiano sulla struttura in ferro.”
I due lavori, assieme a quelli degli altri artisti, vi attendono fino al 27 gennaio a Castelvenere, nella galleria Mondoromulo arte contemporanea.