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Lo sport non è assolutamente una scienza esatta. La storia del calcio è piena zeppa di squadre che hanno marciato a mille all’ora per molti mesi, salvo poi avere un crollo verticale del tutto inspiegabile considerando gli stessi interpreti spediti in campo. In fondo è un po’ quello che è successo al Benevento, capace di mettere tutti in riga fino a dicembre conquistando 37 punti in 18 gare con una straordinaria media di 2,05 a partita. Ma c’è di più perché fino al blitz di Trapani la squadra giallorossa aveva il migliore attacco del girone con 36 reti e la seconda migliore difesa con 13 gol al passivo. Poi, in appena nove partite Berra e soci sono stati capaci di dilapidare un patrimonio retrocedendo dal primo posto a +5 sulla seconda all’attuale quarta piazza a -7 dalla capolista Audace Cerignola. Per comprendere la discesa verticale dei giallorossi basta vedere i numeri perché dalla 19esima alla 27esima giornata il Benevento ha conquistato appena 10 punti (media 1,11) frutto di 2 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte subendo in nove gare (12) quasi lo stesso totale di gol (13) incassati nelle prime 18 giornate. 

Mentre le altre formazioni di vertice si sono tutte rinforzate a gennaio, Cerignola e Avellino in primis, il Benevento ha preferito non effettuare alcuna operazione, di fatto logorando ancora di più un gruppo che avrebbe avuto bisogno di forze fresche, soprattutto mentali. Il giorno del suo avvento in panchina mister Pazienza, ha affermato che la sua ricetta per riportare in linea di galleggiamento la Strega sarebbe stata quella di lavorare sulla testa dei calciatori e mettendoli nei ruoli a loro più congeniali, salvo poi schierare contro il Messina una squadra con tanti elementi adattati (Simonetti in primis) e un modulo (4-3-1-2) non consono soprattutto alle caratteristiche dell’attacco giallorosso dove manca una prima punta di peso.

Nel ritiro di Venticano il tecnico ha provato a rimettere insieme i cocci di una situazione che si è fatta maledettamente difficile e dalla quale non sarà affatto semplice venirne fuori anche perché questa squadra non ha nelle sue corde la capacità di vincere le gare “sporche”.  Contro Juventus Next Gen e Messina, al netto di due prove opache, in fondo sarebbe bastata un pizzico di convinzione in più per racimolare qualche altro punto ed è forse questo l’aspetto sul quale deve riflettere mister Pazienza: il Benevento non conosce altro spartito se non quello di arrivare alla conclusione attraverso il fraseggio, come accadeva ad inizio anno con Auteri. Nelle gare di lotta, un must della serie C soprattutto in questa fase della stagione, il Benevento sarà quasi sempre destinato a soccombere perché non ha ne il carisma e ne la fisicità per metterla sul piano della battaglia. Al contrario, in rosa non mancano calciatori dai piedi buoni e dai colpi risolutivi che in questo frangente delicato della stagione hanno il dovere di fare la differenza anche alla luce di ingaggi in alcuni casi sproporzionati per la categoria.

In vista del match del “Francioni” mister Pazienza sembra orientato a ritornare al 4-3-3 visto a Biella contro i bianconeri, probabilmente il modulo più adatto ad un organico che per quanto sia giovane e incompleto in alcuni ruoli, non può essere quello visto all’opera nelle ultime nove giornate dove i giallorossi hanno fatto appena meglio solo di Cavese, Messina, Casertana e Picerno senza contare Turris e Taranto ormai in campo con le squadre giovanili. Il margine per rimettersi in carreggiata c’è, ma ora a dare risposte dovranno essere soprattutto i calciatori, in primis sul piano della voglia e della garra che è mancata tantissimo negli ultimi due mesi.