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Benevento – Chi ha avuto la forza di rivedere gli highlights di Benevento-Ternana ha trovato la risposta nei primi trenta secondi di montaggio. Le immagini fotografano alla perfezione una giornata sportivamente drammatica, non inferiore per rammarico alle delusioni storiche dei primi anni Duemila, quando la promozione in serie B rappresentava un traguardo impossibile, figuriamoci quella in A. Vero che sono cambiati gli scenari, le circostanze, la solidità economica di un club che è riuscito a raggiungere i vertici del calcio italiano, ma le delusioni sono pur sempre emozioni negative. Esattamente come le gioie, non conoscono categoria. 

Eccole che scorrono le azioni. Aprono l’infortunio di Forte e il destro ciabattato di Improta da buona posizione, presagi di un cupo pomeriggio. Poi solo Ternana. La prima chance vede Proietti scappare via alle spalle proprio di Improta e involarsi tutto solo verso la porta di Paleari. Una punizione dalla trequarti, apparentemente innocua, si trasforma nella più limpida delle occasioni per il regista ternano, fermato solo da un prodigio del portiere. Altro giro, altro errore. Stavolta è Vogliacco a temporeggiare nei pressi della bandierina. Pazienta, pazienta, pazienta… finché Celli lo scippa del pallone in maniera del tutto regolare, salvo poi provare un’improbabile conclusione dalla linea di fondo: palo, Benevento ancora graziato. 

L’analisi delle singole azioni potrebbe continuare, ma basta così. Ciò che accade successivamente è in parte frutto del caso (gol del vantaggio di Barba, per giunta da annullare) e in parte la giusta conseguenza di un assunto incontrovertibile: gli indiscutibili meriti di una Ternana brava ad onorare fino in fondo il campionato più incerto degli ultimi anni. Le recriminazioni sull’eccessiva cattiveria agonistica e sulla ‘partita della vita’ giocata dai rossoverdi rappresentano alibi sciocchi. Gli acerrimi rivali del Crotone, ormai retrocessi, avevano battuto la Cremonese poche ore prima facendo di fatto un favore alla Strega. Stranissime coincidenze del calcio.

Gli scivoloni dei grigiorossi e del Monza, prossimo avversario, avevano dato alla squadra di Fabio Caserta un’altra inaspettata opportunità di raggiungere la zona promozione diretta. Ma dopo aver sciupato una sorta di match point a Cosenza la storia si è ripetuta con l’ennesimo step fallito per un definitivo salto di qualità. In fondo tutti sanno che nel corso di una stagione ogni grande squadra si trova ad affrontare partite che non può fallire, e agli snodi cruciali il Benevento si è sempre presentato intontito, quasi rassegnato. Ieri ha fatto addirittura peggio: dopo aver trovato il vantaggio per puro caso, è rientrato in campo dall’intervallo senza la rabbia per cercare il raddoppio né la capacità di calarsi nella realtà di un risultato da difendere a ogni costo per avvicinarsi alla serie A. Un pessimo segnale, perché appare francamente difficile immaginare una situazione più stimolante.

Emblematica l’azione che porta al pari di Donnarumma. Viviani marca male Palumbo che non ci mette molto a sovrastarlo e a firmare l’assist per il comodo tap in. Slegato, il Benevento si è subito gettato in avanti in maniera confusa – una costante all’interno di una stagione in cui ha raramente giocato seguendo un preciso filo logico – prestando il fianco al letale contropiede ternano. 

Un disastro nel disastro, poi, non aver trovato il pari nel finale (erroraccio a porta vuota di Tello). Il gol del 2-2 avrebbe cambiato una classifica che ora tutto fa fuorché sorridere anche in ottica play off. Lo stesso si può dire pensando a Cosenza, a quel punto disprezzato che pure non sarebbe stato da buttare. Non si è avuta la lucidità di pensarlo, ma senza carattere non si vincono i campionati. E probabilmente è giusto così.  

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