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Benevento – E’ mancato il colpo del ko, il gancio che non lascia diritto di replica all’avversario. Il Benevento torna da Ferrara con il classico amaro in bocca di un’occasione sprecata, del mancato raccolto nonostante una semina accurata. I trenta minuti di dominio del primo tempo avrebbero meritato uno scarto di reti maggiore già all’intervallo, ma un pizzico di sfortuna e alcune scelte errate hanno costretto gli uomini di Caserta ad abbandonare (almeno temporaneamente) la zona promozione diretta e l’avvicinamento al primo posto. 

Il momento d’oro iniziato con il gol di Tello, il quinto personale in campionato, non ha trovato sbocchi successivi. Il palo di Acampora, la chiusura di Vicari sulla sua conclusione a colpo sicuro da pochi metri, ma soprattutto il mancato appoggio di Moncini a Tello per un gol facile facile nel finale di frazione. Questi i momenti che hanno spinto la Spal a tornare in campo con rinnovate convinzioni dopo l’intervallo. Gli estensi avevano già dimostrato nel primo tempo di saperci provare con colpi in sordina (si pensi al destro di Da Riva deviato sul palo o alla punizione di Viviani), ma nella ripresa hanno guadagnato progressivamente campo facendosi vedere più di una volta dalle parti di Paleari, chiamato al grande intervento anche su Colombo qualche minuto prima del gol del pareggio. 

Il destro a giro di Moncini annullato dal Var e la clamorosa occasione fallita dal nuovo entrato Forte, al debutto in giallorosso, hanno fatto il resto. Probabile che in quel momento, capito l’andamento di una partita che i suoi non riuscivano chiudere in alcun modo, Caserta avrebbe potuto fare qualcosa di diverso, rinunciando al fioretto per serrare i ranghi. Magari inserire Barba sarebbe stata la mossa giusta per prevenire l’offensiva degli uomini di Venturato, ormai completamente votati all’attacco.

La Strega invece non ha rinunciato al suo credo, sottovalutando un calo fisico tutto sommato prevedibile, visti i due impegni in tre giorni e una panchina corta certificata dalle sole due sostituzioni effettuate (che restano pochine, visto il debito d’ossigeno dal 70′ in avanti). Resta il rimpianto dovuto a una gara preparata benissimo e a un Benevento troppo bello per almeno due terzi di gara, ma non vincente. Sicuramente piacione, a tratti lezioso, abbastanza presuntuoso da non capire il limite dei suoi istinti offensivi. Perché non è un caso che si sia addirittura corso il rischio di rimediare una dolorosa sconfitta. In contropiede, al novantunesimo. Sarebbe stata una beffa sì, ma non uno scandalo. Sono tante le eredità di questi novanta minuti. Torneranno utili.