La Coppa Italia (a chiacchiere) non interessa a nessuno, almeno fino a quando non si pregusta la possibilità di vincerla. Funziona così tra i “grandi“, figuriamoci tra i “piccoli“, costretti a scendere in campo in un mercoledì di Champions League. I poco più di mille spettatori che hanno gremito gli spalti del “Ciro Vigorito” per assistere alla “maratona” con il Giugliano testimoniano questa tendenza tutta italiana.
La serie di cinque risultati utili consecutivi ottenuti in campionato e la spettacolare rimonta centrata contro il Crotone non hanno scaldato il cuore degli appassionati della Strega, nonostante l’assenza di una diretta televisiva (fatta eccezione per un live streaming).
A deludere, tuttavia, non è stato il preventivabile dato dei tagliandi staccati ma la prestazione offerta da chi avrebbe dovuto vedere nella Coppa Italia l’occasione per mettersi in mostra, per far vacillare le certezze di Andreoletti. Missione fallita, soprattutto da parte di quegli elementi dai quali si attendevano segnali di crescita.
Andare avanti avrebbe permesso al tecnico bergamasco di gestire nel migliore dei modi una rosa extralarge che conta 32 elementi, escludendo l’infortunato Meccariello. Evitare l’eliminazione avrebbe consentito una maggiore rotazione, la possibilità di concedere minutaggio a diversi elementi, compresi quelli in ritardo di condizione.
Emblematica, in questo senso, la prova di Kubica, sempre più oggetto misterioso. Lingua e ambientamento sono scusanti che non reggono più per il gigante polacco, ancora lontano dal capire tempi e ritmi del calcio italiano, anche adesso che la Strega si ritrova a dover sgomitare in serie C.
Bolsius salva una serata non certo brillante con l’assist per il gol di Marotta e con la rete che vale i rigori, macchiandola con il rifiuto di presentarsi sul dischetto. I mezzi tecnici non mancano all’olandese, il difetto semmai sta nella costante ricerca del “personalismo” a discapito del gioco di squadra.
Steccano anche Masciangelo e Tello, ma se per l’esterno c’è l’attenuante di aver giocato a destra da inizio secondo tempo (fallita l’idea di Andreoletti), il colombiano continua ad avere un atteggiamento a tratti insofferente. Eppure l’impatto con il nuovo mondo giallorosso sembrava promettere bene, le ultime uscite hanno invece lanciato preoccupanti segnali di involuzione.
Rimandato il giudizio su Agazzi e Improta, due di quelli che avrebbero potuto trarre giovamento da queste partite considerando la condizione non propriamente brillante. Le buone notizie, allora, riguardano i giovani. Saranno soprattutto loro i più penalizzati dall’eliminazione, privati di una vetrina dove mettersi in mostra. Rillo e Viscardi, intanto, hanno sfruttato le loro opportunità, vedendo lievitare le rispettive quotazioni. Cosa che non si può dire di Carfora, ma non bisogna dimenticare che parliamo di un classe 2006 ritrovatosi in prima squadra nella scorsa sciagurata stagione, arrivando a rappresentare l’ancora di salvezza di una nave destinata alla deriva.
Serviranno tempo e pazienza, come spesso richiesto da Carli e Andreoletti. Nel frattempo, però, il tecnico avrà trattato le sue considerazioni dalla gara con il Giugliano, ammettendo a caldo di essere rimasto deluso da alcuni degli elementi più esperti. Se l’obiettivo prioritario resta indubbiamente il campionato, un perfezionista come il bergamasco non avrà certo gradito l’eliminazione, per giunta in casa e contro un avversario in difficoltà, da una competizione che avrebbe potuto offrire un valido supporto al processo di crescita intrapreso.
Benevento, l’opportunità sprecata
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