Benevento – Solido, compatto, non spettacolare ma con un giocatore a disposizione pronto a sfruttare la prima occasione buona, a punire gli avversari al primo errore. Non si può avere tutto ma nei play off tanto basta, perché il mini torneo iniziato ad Ascoli verrà deciso dagli episodi, dalle circostanze.
Il Benevento, fino ad ora, ha ottenuto il massimo mixando questi ingredienti. Una ritrovata solidità difensiva, le briciole lasciate agli avversari, prestazioni di squadra fatte di corsa e sudore. Al resto ci ha pensato lui, il “Bambino delle Ande“, tornato protagonista nel momento clou della stagione. Lapadula si è ripreso il Benevento nel momento topico, in quelle sfide che ne esaltano lo spirito battagliero.
Al “Del Duca” aveva sfruttato l’unica palla buona servitagli dai compagni per battere Leali, ieri sera si è avventato come un falco sul pallone arrivatogli dopo l’indecisione tra Levebre e Beruatto. Uno dei pochi palloni utili, se non l’unico, avuto durante l’arco della partita e trasformato in oro colato. Una rete che permette al Benevento di ribaltare i valori di forza, potendosi permettere anche di pareggiare sabato prossimo all’Arena Garibaldi.
Guai, però, a cullarsi sugli allori e pensare di andare a fare una passeggiata in Toscana. Ci sarà da battagliare e Fabio Caserta lo sa bene, avendo subito riportato in alto l’asticella della tensione. Recuperare le energie, mettere da parte il risultato della sfida di andata e prepararsi a una gara che vivrà di un contesto diverso. A partire dalla cornice di pubblico che non sarà quella di un “Ciro Vigorito” finalmente gremito. L’Arena Garibaldi proverà a spingere il Pisa verso la finale, è quanto auspicato anche da Luca D’Angelo.
Il tecnico nerazzurro è parso avere la sindrome del braccino nei primi novanta minuti, badando più a non prenderle che altro. La rinuncia al trequartista, per puntare sul 4-4-2, e la decisione di lasciare fuori un elemento dallo spessore come Torregrossa sono sembrati segnali eloquenti. Scelte condizionate, probabilmente, dal pensiero dei cinque gol presi in campionato proprio al “Vigorito” o dall’importanza della posta in palio.
Sta di fatto che l’atteggiamento rinunciatario del Pisa ha giovato al Benevento. La formazione di Caserta non ha mai corso grandi pericoli, ha controllato per larghi tratti il gioco, senza però riuscire a impensierire a dovere Nicolas. Ha creato potenziali pericoli la Strega, sfruttando con il suo uomo migliore l’unica incertezza dell’incerottata retroguardia pisana. Non sono tremate le gambe a Lapadula quando ha visto schizzare verso di lui quel pallone rimbalzato sulla schiena di Beruatto.
“Abituato a giocare davanti a platee importanti“, per utilizzare le parole del tecnico di Melito di Porto Salvo, l’italo-peruviano ha siglato il terzo gol consecutivo dalla sua seconda rinascita in giallorosso. L’ha decisa lui una partita tesa e non certamente bella, ma lo spettacolo ora passa in secondo piano. Il vero spettacolo, anzi, è rappresentato da due elementi: poter credere ancora in un sogno e l’aver ridato entusiasmo alla piazza. Probabilmente ha ragione Caserta, con questo pubblico in campionato si sarebbe potuto raccogliere qualche punto in più, ma lo stesso potrebbe dirsi di Lapadula, averlo a disposizione per tutto il girone di ritorno sarebbe stato diverso. E adesso il Benevento ha entrambe le cose, crederci non è utopia.