La favola di Andrea Compagno, figlio di un ‘eroe’ giallorosso, è indubbiamente già tra le più suggestive del calcio contemporaneo. Attaccante dell’FCSB, l’ex Steaua Bucarest, è stato il miglior marcatore italiano del 2022 superando perfino Ciro Immobile (24 gol a 22). Negli ultimi giorni la società rumena ha annunciato con grande orgoglio la chiamata del commissario tecnico della Nazionale italiana, Roberto Mancini, per una preconvocazione: “Raramente mi emoziono così tanto, abbiamo un giocatore nella Nazionale campione d’Europa in carica”, ha dichiarato Mihai Stoica, direttore generale dell’FCSB. Gli è giunta una mail dall’Italia ed è rimasto fuori dai panni. I prossimi due impegni della Nazionale azzurra sono in programma con Inghilterra e Malta il 23 e il 26 marzo.
Il papà Rosario eroe della storica finale contro il Messina
C’è un filo sottile che collega la storia di Andrea alla città di Benevento. Aveva appena tre anni quando il papà Rosario regalava ai tifosi della Strega una gioia indimenticabile. Quel destro all’angolino basso nel secondo tempo supplementare della finale play off contro il Messina resta una delle immagini più belle della storia sodalizio sannita. Era il 13 giugno del 1999, 2-1 allo stadio Via del Mare di Lecce, porta d’accesso per il ritorno in C1 dopo ben 12 anni e due finali perse in rapida successione contro Turris e Crotone.
Erano altri tempi, la società si chiamava ancora Sporting Benevento e lottava nel fango delle serie minori, inferno che si spera di non riassaporare al termine di questa stagione balorda. Rosario Compagno rimase nel Sannio una sola stagione, lo stretto necessario per rendere immortale il suo nome. Tredici maglie vestite in carriera prima di iniziare l’esperienza da allenatore, ma quella del Benevento – nonostante le sole 19 presenze, resta una di quelle a cui è maggiormente legato. “Sappiamo sia io che Andrea che non sarà facile mantenere questo livello – ha dichiarato Rosario al portale Sportsicily.it -. In ogni caso il fatto che la Nazionale Italiana nella persona di Roberto Mancini lo abbia preso in considerazione per i prossimi impegni, è per lui motivo di grande gioia ed orgoglio. Per il resto lui continua ad essere il ragazzo semplice ed umile che è sempre stato e che lo ha portato fino a qui“.
L’ascesa tardiva di Compagno, bomber nella squadra di La Gumina
“Mi ha trasmesso la cultura del lavoro e del sacrificio – ha raccontato Andrea, classe 1996, in una recente intervista a Cronache di Spogliatoio riferendosi a papà Rosario -. Ero nei Giovanissimi del Palermo, stavo facendo bene. Capocannoniere in una squadra in cui c’erano anche La Gumina e Fiordilino. Quando avrei dovuto compiere il passo negli Allievi guidati da mio padre, però, decisi di passare al Catania, all’epoca una società di spessore nel panorama nazionale. Non volevo che a Palermo mi vedessero come il figlio del mister”.
La scelta di restare in un settore giovanile del Sud ha di fatto ritardato la sua maturazione dando inizio a un lungo peregrinare tra i Dilettanti prima al Due Torri, in Sicilia, e poi al nord e in Sardegna con Pinerolo, Argentina, Borgosesia e Nuorese. La parentesi di San Marino, nel Tre Fiori, ha d’un tratto rilanciato le sue ambizioni: 30 gol in 32 presenze tra il 2018 e il 2020 gli valgono la chiamata dei rumeni del Craiova, poi quella dell’FCSB, che lo coccola e lo celebra come un eroe. La Nazionale è un sogno che può avverarsi all’improvviso.