“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”, diceva Paulo Coelho, “con allegria”, avrebbe aggiunto Pier Giorgio Frassati (“Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finchè la fede mi darà la forza sarò sempre allegro”, cit.), che verrà canonizzato nel corso dell’anno giubilare del 2025. E proprio prendendo come punto di riferimento il giovane beato, scomparso nel 1925 a 24 anni per una fulminante meningite virale, che con il suo esempio di sacrificare tutto per servire il Signore si prese cura del proprio territorio e degli ultimi, l’Azione Cattolica diocesana, nell’Assemblea diocesana che apre l’anno associativo svoltasi presso l’Aula Magna del Seminario diocesano di Cerreto Sannita, ha voluto proseguire sul filone delle tematiche affrontate durante il II Festival diocesano del Lavoro. In particolare, l’AC diocesana s’è concentrata sulla progettazione sociale e sulle modalità di utilizzo, su cos’è, di cosa si occupa e sul perché è così importante, soprattutto per il nostro territorio colpito da spopolamento e da mancanza di lavoro. Ad accompagnare quest’approfondimento, dopo un momento di preghiera iniziale presieduto dall’assistente unitario don Mimmo De Santis, il progettista sociale, project manager e membro dell’équipe nazionale di Progettazione Sociale del MLAC Massimiliano Muzio, che ha definito la progettazione sociale come uno strumento di evangelizzazione a servizio delle persone e dei territori.
“La lettura e l’ascolto di un territorio e delle sue necessità – ha esortato Muzio – sono fondamentali per chi vuole redigere un progetto sociale. Capire che servizio manca da intercettare, ma anche (perché no!) realizzare un proprio sogno nel cassetto nel proprio territorio. La progettazione sociale può realizzare tutto ciò. L’importante è partire dal presupposto di voler scomodare le coscienze (a partire dalla propria), di volersi schierare per realizzare il proprio obiettivo, di essere profetici capovolgendo il banco del “si è sempre fatto così”, di organizzare la speranza con reciprocità, passione e mettendo al centro le persone. Progettando a partire da sogni e bisogni reali per quel dato territorio”. E in questo il ruolo delle AC parrocchiali, di fare da sentinelle del proprio territorio, è fondamentale. “Questo triennio – ha esordito il presidente diocesano dell’AC Lia Salomone nel suo intervento di saluto – ci sta già chiedendo, nella nostra responsabilità di soci aderenti all’Azione Cattolica, di essere tessitori di reti nelle diverse realtà, con il gusto di vivere insieme da sorelle e fratelli oltre ogni confine e verso ogni nuova soglia. Ma, attenzione, non abbiamo bisogno di “associazioni vice-parroco”, ma piuttosto di associazioni che stiano accanto ai nostri assistenti, ai nostri sacerdoti, che camminino insieme con loro, che progettino con loro le attenzioni da dare al territorio. Ci teniamo – ha concluso Salomone – che le associazioni parrocchiali camminino, sapendo che noi siamo qui per qualsiasi dubbio, necessità, supporto…. guardiamo alle AC parrocchiali con affetto e fiducia, facendo rumorosamente il tifo per loro e per tutto quello che metteranno in campo con amore”. Frutto della progettazione sociale è stato proprio il progetto di rigenerazione urbana “Oltre il muro” (con il quale l’AC diocesana, insieme a tanti partner di progetto, ha vinto in questo 2024 l’annuale bando nazionale di progettazione sociale “Idee in Movimento”, promosso del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica), il cui murales è stato inaugurato all’inizio dell’Assemblea diocesana. La frase realizzata (scelta tra quelle pervenute sui temi della promozione della legalità, dell’inclusione e della lotta al bullismo) recita “Non nobis solum nati sumus” (“Non siamo nati solo per noi stessi”) ed è stata scritta da Cicerone nel suo trattato “De Officiis” sui doveri morali, verso sé stessi, verso gli altri e verso il territorio che si abita, ai quali ogni uomo deve attenersi in quanto membro dello Stato.