Il quarto incontro della rassegna “Atlante delle Nuvole”, dedicata alla poesia contemporanea, coincide con la domenica delle Palme. L’iniziativa è organizzata dalla Provincia e Sannio Europa in collaborazione con il cenacolo poetico Mandel (ideato e coordinato da Domenico Cosentino, Antonella Rosa, Nicola Sguera) e Casa Naima.
Lo splendido scenario dei “Giardino del Mago” ha visto la presenza dei poeti Elisa Donzelli e Christian Sinicco.
Per Elisa Donzelli la poesia è un mezzo per esplorare e riflettere sulle diverse fasi della vita. In merito al suo saggio, dal titolo “Donne in poesia”, la poeta sostiene che: “La poesia conserva e lascia andare. Lavoro molto – sottolinea – sul funzionamento e il malfunzionamento della memoria perché la poesia è sghemba. E’ come se fosse uno sguardo strabico sulle cose. È un produttore di senso, che non viene ingabbiato, ma costituito e al contempo lasciato all’ indefinibile. Nella mia poesia c’è molta attenzione per lo sguardo e il ricordo. Spesso, dico che sono una poeta nata in superficie, ma nella sostanza, invece, sono nata molto presto. Ho iniziato le mie pubblicazioni a 40 anni, dopo aver studiato tantissimo. Oltre ad essere una poetessa sono anche un’ editrice. Il mio vero seme risale all’infanzia, durante il trasferimento da una città all’altra. Ho vissuto i primi 10 anni della mia vita a Torino per poi trasferirmi a Roma, dove ho iniziato a scrivere le prime poesie, quelle del distacco, ma anche di una liberazione legata alle radici delle mie origini.
Non lavoro soltanto sui dettagli oggettuali. Sono un poeta di passo. Camminando mi vengono in mente delle intuizioni che custodisco nella mia testa o memorizzo sul cellulare. Dopo una prima idea, che può sviluppare una quartina o una piccola strofa, c’è la potenza dell’incipit o dell’ explicit per poi costruire un’idea di suoni e di immagini”.
“Mi sono formata tantissimo su tre autori – aggiunge – che sono un po’ il mio cavallo di battaglia: si tratta di Giorgio Caproni, Vittorio Sereni e René Char. Li ho studiati in maniera quasi ossessiva. Quando ho scritto “Album”, però, all’inizio sono stata volutamente ostinata, nel senso che non mi sono rivolta a nessun autore. Lo dico sempre, nell’antologia della poesia le donne non sono presenti. Le poetesse le ho studiate dopo, perchè inizialmente non ho trovato dei modelli femminili. Non credo – continua Elisa – che ci sia un modello unico di riferimento. Quello che è importante, e mi piace sottolinearlo, è avere nella pelle la lettura dei classici del passato e della tradizione del Novecento. La poesia si fonda su due elementi: innovazione e tradizione”.
Per Christian Sinicco, la poesia è uno strumento di riflessione critica e partecipazione, che invita il lettore a prendere posizione nel mondo. La visione del poeta intreccia etica ed estetica, interpreta il presente e denuncia le contraddizioni in relazione a temi come il lavoro, i confini, l’ambiente e l’umanità condivisa. In “Mediterraneo, poesia e cittadinanza del mondo”, Sinicco spiega che il mare non è soltanto uno spazio geografico: “Noi europei viviamo con distacco quello che accade nel mondo. Mi sono soffermato su ciò che accade alle frontiere, essendo nato a Trieste, città di confine. Nel libro ho ripercorso gli eventi traumatici delle guerre balcaniche. Le frontiere non sono soltanto quelle terrestri, ma anche quelle marine. Siamo cinti dal mare. Questo elemento, apparentemente semplice e meraviglioso per le nostre vacanze, per altri individui diviene un dramma. È sotto gli occhi di tutti quello che accade sulle nostre coste con il problema della migrazione. Nutriamo enormi tristezze per quanto accade in Israele e in Palestina o tra Russia e Ucraina. Siamo al centro di qualcosa che dovrebbe avere una spinta verso un’etica di civiltà. Dovremmo guardare gli altri senza chiuderci in noi stessi, nelle nostre facili quotidianità”.
“Essere cittadini del mondo – continua Sinicco – significa dare corpo ideale, politico ed emotivo, attraverso la propria azione verso gli altri. Il libro parla anche di quella che è una migrazione tra vita, nascita e morte. Dobbiamo andare oltre le nostre facili soluzioni quotidiane”.
“Per diversi anni mi sono occupato di una rivista che si chiamava “Poesia del nostro tempo”. Con tanti altri poeti della Siria, Turchia, Cile, Stati Uniti, ci siamo posti tante domande relative alla complessità del mondo. La poesia può essere una fonte di idee. Alla nostra società servono idee concrete. Bisogna fare in modo che la generazione che verrà possa guardare con positività al futuro”.
“Per me – conclude il poeta – sono stati importanti poeti come Bertolucci, Quasimodo, Ungaretti, Pasolini, che ha influenzato tanti altri poeti, ma anche Fortini. Nel mio libro hanno una certa importanza elementi della Neoavanguardia. Ti posso citare Pagliarani, ma è importantissima anche Vittoria Colonna, una poetessa che accosterei a Dante per riscrivere il canone letterario. Nella mia scrittura, quello che è fondamentale è aver compreso come la poesia debba essere a stretto contatto con la realtà. Che appartengano al Neorealismo o alla Neoavanguardia è importante come i poeti abbiano toccato la realtà con la loro poesia, trasmettendoci il loro messaggio”.
L’ultimo incontro con “Atlante delle Nuvole” si terrà il 27 aprile con il poeta Elio Pecora.