Benevento – La stagione primaverile del Museo ARCOS di Benevento, diretto da Ferdinando Creta, ha preso avvio sabato 1 aprile con l’inaugurazione della personale MEMORIE IPOGEE, dello scultore napoletano Emanuele Scuotto, a cura di Azzurra Immediato, in collaborazione con OFF Gallery Napoli. Le labirintiche sale della sezione contemporanea hanno accolto le opere dell’artista realizzate tessendo un filo con i peculiari spazi museali, complessi e affascinanti al tempo stesso.
L’opening, segnato da un grande afflusso di persone, giunte da Benevento e anche da fuori regione per ‘incontrare’ i personaggi, simbolici, leggendari e mitici che abitano l’immaginario di Scuotto, si è presto trasformato in una sorta di illusorio e sospeso racconto: tra luci, ombre e materia, a rendere la mostra qualcosa di ancor più spettacolare la presenza, misterica e magica, del M° flautista Carlo Mazzarella che, aggirandosi come un contemporaneo musico mitologico, ha fatto vibrare l’aria al suono lirico del flauto, in un poetico dialogo con le opere e il pubblico. MEMORIE IPOGEE, dalle viscere filosofiche ed estetiche, riportando in auge il valore fondante del tempo presente, ha aperto un varco, sorprendente, con degli ospiti d’eccezione: la delegazione francese della città di Bénévent-l’Abbaye, gemellata in questi giorni con la nostra Benevento; ad accompagnare gli ospiti, Rossella Del Prete, il Presidente della Provincia Nino Lombardi, diversi Assessori Comunali a rappresentare l’Amm.ne beneventana e il Rettore dell’Università del Sannio, Gerardo Canfora. In seguito ad una presentazione ufficiale dei progetti intercorsi in queste settimane riguardanti le eccellenze nostrane, il pubblico, italiano e francese, è stato condotto in una speciale visita guidata alla mostra dall’artista Emanuele Scuotto e dalla curatrice Azzurra Immediato, al fine di svelare, opera dopo opera, l’intero progetto espositivo.
“Memorie Ipogee è allegoria di sopravvivenza; in un tempo in cui i simboli e la loro fenomenologia appaiono talvolta minacciosi, la scultura di Emanuele Scuotto giunge in soccorso, traducendo per noi idee, sensazioni, ricordi, storie, leggende e miti che hanno a che fare con il nostro quotidiano” per dirla con le parole della curatrice che accompagnano, nei testi appartenenti all’apparato di studi nato attorno alla mostra, le parole di Alba La Marra quando afferma che “Emanuele Scuotto ci restituisce – senza indulgenza – un senso profondo e disturbante di sacralità violata in cui sentiamo di annaspare: l’Arte, del resto, toglie il respiro e non lascia scampo”. La sezione contemporanea del Museo ARCOS, nella sua straordinaria e labirintica struttura, si è rivelato, come già immaginato dal direttore Ferdinando Creta, fautore dell’invito ad Emanuele Scuotto a Benevento, nell’ambito di quella ricerca portata avanti da anni di interazione tra il territorio e sue possibili diramazioni, luogo prediletto per una esposizione che scende nella sfera del ricordo e della storia, che si raccomanda attraverso la relazione tra metafora e mito, pur narrando il qui ed ora del nostro tempo, con le sue drammaticità, ma anche i suoi sogni e le sue speranze. Nella costruzione del progetto ideato per Arcos, poi, un duplice omaggio alla città di Benevento: il racconto portato avanti dalla materia scultorea di Scuotto presenta, infatti, due opere significative, il San Gennaro, natio di Benevento e vescovo di questa città prima di diventare il Santo di Napoli per antonomasia, ‘portato a casa’ in un certo senso dall’artista e le quattro Dianare, le streghe che si legano sia al culto di Iside, di cui Arcos è custode, sia alla leggenda delle streghe beneventane, in un rapporto, però, con il presente, inatteso e provocatorio.
Certamente, Memorie Ipogee, visitata anche dalle classi del Liceo Artistico di Benevento grazie alla Prof.ssa Veronica Russo, in una speciale preview, segue un’idea particolare dell’artista: “Il culto e la scultura come tramite tra la vita terrena e le dimensione divina sono il forte legame tra il mio lavoro e gli spazi del museo. La rappresentazione, in un certo senso, di come si siano trasformati nel tempo i simboli, le figure e le leggende dando vita a una stratificazione culturale e cultuale; stratificazione che può diventare metafora per leggere e interrogarsi sul presente: questi sono i cardini della mia ricerca e del progetto per il Museo ARCOS.”
Una mostra che al di là della questione estetica interroga altre dimensioni. È ancora Azzurra Immediato – che torna a firmare una curatela ad Arcos dopo il primo progetto di iPhoneography in un museo italiano, datato 2017 ed altre incursioni beneventane – ad affermare: “È fuor di dubbio, da qualche decennio, che si pensi ad un museo quale luogo del rumore, ovvero, luogo d’allarme, inteso come area residuale della cultura attraverso cui raggiungere l’opinione pubblica al fine di scuoterne le coscienze o, quanto meno, l’attenzione. La spettacolarizzazione che sempre più abbonda determina, talvolta, un caos, spesso non casuale, in grado di generare non quel rumore atto alla sollecitazione dell’intelligenza emotiva quanto, purtroppo, il fulgido passaggio di eventi, incapaci di gemmare qualsivoglia riflessione. E se tornassimo a pensare ad un museo – anche – quale luogo di silenzioso e laico dialogo con la realtà? Sarebbe così sconveniente? Se utilizzassimo le architetture museali per intrecciare fruttuose sinapsi con le opere e le visioni degli artisti? […] E se il museo si trasformasse in un luogo in cui, custodite le trame di un passato radicale e radicato, si offrisse spunto al visitatore per agguantare elementi di nuova interpretazione? Strumenti per una visione non più accecata ma finalmente libera? In verità, ogni museo è già tutto questo, solo che lo abbiamo dimenticato.”
Memorie Ipogee, patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Benevento oltre che dall’Università degli Studi del Sannio, dunque, lascia affiorare dettagli, reminiscenze utili a trasformarsi in nuovi taccuini per riscrivere il presente, per ri_leggere il futuro. Se è vero che l’occhio principe di un artista sa guardare ben oltre il già noto, ai fruitori del Museo ARCOS spetta il ruolo di attivi percorritori – e forse precorritori – di un legame finalmente tornato alla luce, in cui passato, presente, noto ed ignoto lavorano all’edificazione di una nodale relazione tra dimensione cultuale e culturale, in cui la sfera del divino e dell’immaginifico si tramutano in varco inconsueto e meraviglioso, ove, passo dopo passo, il pubblico potrà offrire il proprio determinante apporto. Il catalogo sarà presentato in occasione del finissage della mostra, con una raccolta di testi multidisciplinari e immagini delle opere e dell’allestimento site specific ad ARCOS.
La mostra sarà aperta al pubblico sino al 28 maggio prossimo, dal martedì alla domenica, 9.00-19.00.