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Apice – Quante volte è stata pronunciata la frase ‘il calcio dilettantistico è finito?’. Tante volte negli ultimi anni. Qualche volta si è pensato fosse un’esagerazione, poi ci si ferma e si riflette e alla fine la conclusione è proprio quella.

Quel calcio genuino, fatto di sacrifici, passione, soldi da investire senza ricavare niente e una serie di rapporti umani che nascono. E che finiscono. Vanno esaltati quei dirigenti che hanno ancora voglia di mettere mano al portafoglio pur di vedere il nome del proprio paese prendere parte a un torneo e farlo girare per la Campania. Ma l’investimento non è la chiave di riconoscenza totale. Non serve questo a farli sentire sempre nel giusto nè a giustificare ogni scelta che si fa. 

Se vincere un torneo e riportare una squadra in un torneo più consono produce l’annuncio di un nuovo allenatore, allora, evidentemente, del calcio si è capito poco, specie di quello di provincia. Certo, nessuno è obbligato a fare le scelte più logiche, ma ciò che non va è quella selva di situazioni che si aprono attorno, fatte di voci, accordi nel silenzio, strette di mano che valgono meno della ‘moneta da tre euro’, telefoni roventi, sorrisi di facciata e trame nel buio.

Stiamo romanzando la cosa, ovviamente, ma quanto accaduto ad Apice rientra in un discorso che non ha un finale ben chiaro. O meglio ce l’ha. Mino Forgione è stato salutato dopo aver vinto in pompa magna il campionato, aver riportato la squadra in una categoria più consona a quella apicese. Ma soprattutto ha dato conferma del fatto che la scelta effettuata dalla società un paio di anni fa era giusta. 

La stessa scelta che diventa sbagliata un paio di mesi dopo la vittoria del campionato. Strano per un allenatore che meno di una settimana fa ha ricevuto il premio al merito tecnico. Merito tecnico appunto. Come cambiano in fretta le cose. I motivi? Possono essere tanti, tutti validi o tutti sbagliati (alla fine solo i protagonisti sanno com’è andata la situazione): da un rapporto tra le parti incrinato a qualche problema nello spogliatoio con qualche giocatore. O, perchè no, la valutazione che Forgione potrebbe non essere adatto al torneo di Promozione con l’obiettivo della vittoria finale, uno degli allenatori più vincenti degli ultimi tempi, uno capace di togliersi di dosso anche l’etichetta del tecnico che oltre ‘casa sua’ (Pietrelcina, ndr) non poteva allenare. Ma come si può decidere se può essere o non essere adatto senza avere la controprova? Questo resta un mistero.

Ma comunque, la decisione è stata presa. L’Apice avrà la sua nuova guida, e, a meno di clamorosi colpi di scena, sarà Facchino. Forgione andrà avanti. Proposte, al di là di quelle rifiutate, ne arriveranno ancora e intanto si godrà il successo del Gs Pietrelcina (anch’esso promosso). Un gran bell’attestato di stima per chi, probabilmente, non ha i requisiti necessari per superare la barriera della Prima categoria. Il mondo non finisce mica per queste cose.