A seguito delle dichiarazioni di Luigi Barone sul tema della demedicalizzazione delle ambulanze del 118 nella provincia di Benevento, interviene Andreucci, presidente nazionale della Società italiana degli infermieri di Emergenza.
“Ritengo inaccettabili e oltraggiose le dichiarazioni di Barone, verso tutti gli infermieri che lavorano nel 118 e verso le aziende sanitarie che stanno riorganizzando i sistemi di risposta alle emergenze e urgenze nel pieno rispetto dei principi di sicurezza ed efficienza del servizio stesso.”
Nelle regioni dove il sistema sanitario è all’avanguardia, la maggioranza della flotta destinata al soccorso è composta da ambulanze che hanno al suo interno infermieri e personale non sanitario. Pochissime risorse mediche vengono impiegate nel soccorso pre ospedaliero.
“In Romagna, ad esempio, – sottolinea Andreucci – solo nove auto prevedono la presenza del medico, e queste sono sufficienti per soddisfare il fabbisogno. Tutte le altre sono mezzi di soccorso avanzato a leadership infermieristica (47 distribuiti nelle provincie di Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna). Tali mezzi sono in grado di rispondere con ampi margini di sicurezza e appropriatezza alle richieste di soccorso e di erogare tutte le cure necessarie per stabilizzare e trasportare il paziente negli ospedali di riferimento.”
Le dichiarazioni di Barone, a cui si aggiungono quelle di alcuni sindacati medici, appaiono quindi in netta divergenza da quella che è l’organizzazione delle altre regioni. Secondo il presidente della società scientifica “Il medico deve essere presente all’interno del sistema 118, ma deve essere attivato solo nel 3-5% dei casi, ovvero nelle reali emergenze; e non tutti i medici sono uguali, ma servono specialisti in emergenza urgenza (MEU) e Rianimatori. Invece per soddisfare la necessità di mettere un’etichetta con scritto medico su tutti i mezzi, viene fatto ricorso anche a quei medici di diversa estrazione dall’emergenza.”
“In un momento storico che vede l’aumento delle aggressioni al personale sanitario, queste dichiarazioni rischiano di inasprire i rapporti tra cittadini e operatori del 118, minando la fiducia che è alla base del corretto processo di assistenza e cura”, afferma Andreucci. Il modello di soccorso pre ospedaliero che valorizza l’expertise infermieristica, evidenzia Andreucci, è un valore aggiunto nei sistemi sanitari di eccellenza, un approccio che merita di essere sostenuto e non indebolito da posizioni che potrebbero creare confusione nella percezione pubblica.
Infine, conclude il presidente Andreucci, “Appare strano, che proprio il partito politico a cui appartiene Barone, abbia depositato al Senato della Repubblica un DDL di riforma del Sistema di emergenza urgenza (DDL Cantù) che è in evidente contrasto con quanto dichiarato da Barone”.
Insomma, serve fare chiarezza, su chi e come impiegare nel soccorso. Progettando e realizzando sistemi in grado di utilizzare le risorse in modo razionale, per dare il migliore servizio al cittadino. Occorre fare cultura tra i professionisti, tra i politici e non per ultimo, tra i cittadini.
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